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Mezzo chilo di zucchero!

 

Piccoli Imputat

Curiosando tra antiche sentenze genovesi

 

 

 

MEZZO CHILO DI ZUCCHERO!

(Sentenza dell’8 luglio 1863)

PROTAGONISTA

Gio’ Batta S., di anni 13, nato e dimorante a Genova in via Servi, falegname

 

LUOGO

Genova

 

REATO

Furto

 

DATA

2 giugno 1863

 

 

 

         Il protagonista dell’episodio è un ragazzo di appena tredici anni, di nome Gio’ Batta S., il quale è stato imputato di furto per avere intorno alle dieci antimeridiane del 2 giugno 1863 nella calata di questo porto denominata calata Cattaneo rubato mezzo chilogrammo di zuccaro peritato valore di centesimi cinquanta quattro, togliendolo da una fra le diverse botti piene di detta marca che ivi si trovavano esposte alla fede pubblica”.

         Dopo un breve periodo di detenzione, il giovane veniva ammesso a libertà provvisoria senza cauzione e rimesso a giudizio davanti al Tribunale del Circondario di Genova.

         Dalle risultanze di causa emergeva chenel giorno 2 dello scorso giugno venisse arrestato il suddetto sulla calata del Porto ritentore di quantità di zuccaro che egli stesso ammetteva di aver raccolto nel suolo ove instavano le casse esposte alla fede pubblica”.

         La Sezione Correzionale del Tribunale del Circondario di Genova riteneva che l’imputato avesse agito con discernimento nonostante l’età inferiore a quattordici anni dell’imputato; conseguentemente, con sentenza resa l’8 luglio 1863, statuiva quanto segue: dichiara Gio’ Batta S. convinto del reato a lui ascritto commesso in età minore degli anni quattordici agendo con discernimento e letti gli artt. 624 e 89 del Codice Penale lo condanna alla pena di un mese di custodia, indennità e spese. Manda restituirsi a chi di ragione lo zuccaro sequestrato”.

         Colpisce la severità e la celerità con la quale si era mossa la macchina della giustizia per quella che oggi si potrebbe considerare poco più di una semplice “ragazzata”: malgrado infatti la giovanissima età e la obiettiva non eccezionale gravità del fatto, il tredicenne Gio’ Batta S. era stato arrestato immediatamente dopo la commissione del reato e condannato già il mese successivo.

         In effetti, l’ordinamento giuridico, e di riflesso la società, dell’epoca considerava i giovani infraquattordicenni, almeno in linea generale, persone già mature e responsabili: oltre ad essere soggetti a responsabilità penale, essi molto spesso a quell’età esercitavano già una professione, con tutte le conseguenze del caso anche dal punto di vista strettamente giuridico; un esempio in tal senso è dato proprio dallo stesso Gio’ Batta S., qualificato come falegname in sede di presentazione dell’imputato nella sentenza in oggetto.

         Risulta quindi evidente la differenza con la legislazione odierna, che fissa a quattordici anni l’età minima ai fini dell’imputabilità ed a quindici anni l’età minima per lavorare.

         Particolare curiosità ed interesse desta anche il fatto in sé, in quanto la sentenza ricostruisce molto efficacemente un quadretto del porto di Genova dell’epoca: dalla descrizione dei fatti sembra quasi di poter scorgere questo ragazzino aggirarsi fra i magazzini del porto pieni di botti e “casse” (in questi termini si esprimeva il Tribunale di Genova) contenenti zucchero e probabilmente molta altra merce.

 

 

Fonte:

Archivio di Stato di Genova, Sentenze del Tribunale Penale di Genova, 4

 

 

 

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