Fornitori della parrocchia

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

FORNITORI DELLA PARROCCHIA

 

Tra le carte dell’archivio della Santissima Annunziata di Pedemonte di Serra Riccò (Genova) sono conservate alcune ricevute di pagamenti effettuati relative al periodo 1890 - 1950.

Tale documentazione permette di conoscere realtà commerciali non solo della zona di Pedemonte ma anche di Genova e di altre località.

Quasi ogni esercizio aveva la propria carta intestata: a volte essenziale con i soli recapiti, a volte ricca di rifermenti ai prodotti trattati e prestigiosi riconoscimenti….

 

 

 

 

 

 

 

GIUSEPPE ACERBI – GENOVA

EMPORIO

MATERIALI ELETTRICI – INDUSTRIALI

Telefono 20 – 61

Piazza Portello 2-3 GENOVA

(Su questa attività si veda: G. Torre, Archivi d’impresa a Genova, Editoriale Documenta, Cardeghe 2015, pp. 222-223)

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Lavorazione Italiana delle Cere e affini e Candele cera e steariche

FRATELLI BACIGALUPO & C. IA. - Cicagna

SPECIALITA’ CREMA LUPUS LUCIDO PER CALZATURE

Premiato e privilegiato sistema di lavorazione

(ad immersione triplice purificazione)

di Ceri e Candele e torcie di ogni tipo,

in cere levantine e nostrali, ardenza

perfetta garantita massima durata senza

colatura, resistenza ai più forti calori

Assoluta specialità della ditta

Candele finite a molle spirale, racco-

mandate per pulizia sugli altari e per

sicurezza contro l’incendio.

Candele steariche 1a qualità per famiglia

Lumini paraffini incenso granis

Cotone chimicato

per stoppini assicurante la massima

durata e perfetta combustione delle

candele eliminando il fungo carbonioso

Crema lupus

la Regina delle Creme per le Calzature

di lusso

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Ditta F.LLI BADINO & C.

AZIENDA DISTRIBUZIONE ENERGIA ELETTRICA

PEDEMONTE (SERRA RICCO’)

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GIOVANNI BADINO

TESSUTI D’OGNI GENERE

MERCERIE

Ombrellerie – Cappellerie – Cancelleria

CALZATURE per DONNA e BAMBINI

Profumerie – Macchine da cucire

ecc. ecc.

PEDEMONTE

Vendita a contanti a prezzi ribassati

TESSUTI D’OGNI GENERE

STOFFE ESTERE E NAZIONALI

Profumerie – Cancelleria

CALZATURE D’OGNI GENERE E MAGLIERIA

Ombrelleria – Cappelli e Berretti

Unico e svariatissimo assortimento

IN GUERNIZIONI D’OGNI GENERE

E MERCERIE

Macchine a cucire vere Gritsner

OREFICERIA E OROLOGERIA

Si eseguiscono riparazioni del genere

SI COMPERA ORO E ARGENTO USATO

Il primo guadagno sta nel comprare

a contanti

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ARTICOLI PER FOTOGRAFIA E PITTURA

GIUSEPPE BADINO

PORTICI VITTORIO EMANUELE 12

GENOVA

RAPPRESENTANZA E DEPOSITO

LASTRE E CARTE

IL FORD

NUOVE PELLICOLE RIGIDE

SMART

CARTE FRESSON

APPARECCHI PIEGHEVOLI

LOPA

(I Portici Vittorio Emanuele corrispondono all'attuale Via Filippo Turati.)

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REALE E PONTIFICIA CERERIA

BANCALARI & BRUNO

CHIAVARI

FONDATA NELL’ANNO 1592

CON SUCCURSALI IN

GENOVA PIAZZA S. STEFANO E VICO GARAVENTA N. 15 rosso

PONTEDECIMO VIA NAZIONALE

E NEL REGNO

PREMIATA IN

MOLTE ESPOSIZIONI

CON ONORIFICENZE

DI PRIMO ORDINE

E CON

MEDAGLIA D’ORO

ALL’ESPOSIZIONE

VATICANA

DELL’ANNO 1888

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OSTERIA BANCHI

DI

PARODI MARIA

PEDEMONTE

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ANTONIO BARABINO & FIGLI

LEGNAMI – SEGHERIE

BOLZANETO

Telefono 11-98 Interprovinciale

…………………………………………………………………………………………

MARIO BASSO

DEPOSITARIO LAMPADE “TUNGSRAM”

Via SS. Giacomo e Filippo, 5 R.

TELEFONO N. 53 – 051

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Ditta

RUGGERO BENELLI

Prato - Toscana

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ANTICA TRATTORIA DEGLI AMICI

DI

CRISTINA BERRI

PEDEMONTE

Vino Monferrato in Bottiglia e da Pasto

Bianco Nostrale

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VENDITA DI GENERI PER SELLERIA E BORRIGLIERA

ALESSANDRO BERSAGLIO

PELLAMI – CORAMI – COPERTE

Via Canevari, 70-72-74 R.

GENOVA

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G. B. BOASI FU F.SCO

NEGOZIANTE

in Oreficeria, Argenteria ed Articoli di Parigi

VICO DELLE VIGNE N. 7

GIOIELLERIA

E

OROLOGIERIA

ARREDI SACRI

PER

CHIESE

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Ditta BOCCARDO GIUSEPPE

FABBRICA BOCCE

SAMPIERDARENA

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PREMIATO

Laboratorio Meccanico con Fonderia in Bronzo

LUIGI BUZZO

Sestri Ponente

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LABORATORIO IN MARMI E ARDESIE

         CABELLA GIO’ BATTA

BOLZANETO

PIASTRELLE IN CEMENTO

LAVORAZIONE A MACCHINA ED A MANO

CEMENTI NAZIONALI ED ESTERI

GESSO-CALCE-IDRAULICA

TEGOLE – MATTONI FORATI E PIENI

DEPOSITO DI PIETRA DI LUCERNA ECC.

...........................................................................................................................

 

DEPOSITO CALCE BIANCA

DI

Sestri Ponente

UFFICIO: BORZOLI

Via al Torrente Chiaravagna

          RAPPRESENTANZA E RECAPITO

Via Garibaldi, 20 – GENOVA

PRESSO

FRATELLI MARCENARO

…………….……………………………………………………………………………

 

FRATELLI CAPURRO DI G. B.

MOBILI ARTISTICI e COMUNI

TAPEZZERIE

GENOVA

Stabilimento

CORSO MENTANA 19   Telefono 1542

Depositi

VIA GIUSTINIANI 65-74 Telefono 1541

PORTICI XX SETTEMBRE Telefono 1539

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GARAGE CARDELLINO

AUTO GRAN LUSSO

NOLEGGI

VIA MIRA (da Corso Buenos Ayres)

Tel. 35-81

GENOVA

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PIETRO CAROGGIO

NEGOZIO DI CHINCAGLIERIE E FERRAMENTA

Via P. Pastorino – GENOVA BOLZANETO – Angolo Piazza Littoria

TELEFONO 49.065

…………………………………………………………………………………………

FABBRICA DI MATTONI

DEI

F.LLI AGOSTINO CAROSIO E LUIGI

Fu FELICE

Sampierdarena (Campasso)

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LUIGI CARPI

INDORATORE E VERNICIATORE IN MOBILI DI LUSSO

STUCCHI ED ARREDI DI CHIESA

CORNICI E QUADRI

DEPOSITO

di oggetti dorati ultimati

Via Giustiniani 25

accanto alla Biblioteca Franzoniana

GENOVA

…………………………………………………………………………………………

CARTOLERIA & LEGATORIA

CARRARA

Corso Galileo n. 57r.

GENOVA

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CASASSA

Soc. An. Coop.

ADDOBBI E LUMINARIE

GENOVA

ADDOBBI per

feste religiose

civili e private

ADDOBBI FUNEBRI

LAMPADARI per

                                       Chiesa e Sala

                                                 Cristalli di Boemia

ILLUMINAZIONI elettriche

                                              interne ed esterne

                                                                      fisse e provvisorie d’ogni sistema

IMPIANTI

E MATERIALE ELETTRICO

in genere

AUTOTRASPORTI PROPRI

Telefoni Abitazione 2 18 – 59

     Ufficio 2 19-26

Ufficio e magazzino Via Caffaro 32A

Negozio di vendita piazza del Ferro 2r.

…………………………………………………………………………………………

 

S.A. ANGELO CECIONESI

AUTOSERVIZI

Cap. Soc. 100000 int. vers.

SERRA RICCO’ – PEDEMONTE

(GENOVA)

(Su questa attività si veda: G. Bevegni – C. Bozzano, Una corriera per Pedemonte, Nuova Editrice Genovese, Genova 2012, pp. 47-57)

…………………………………………………………………………………………

Negozio di Bisotteria d’Oro

ARGENTERIA E FILIGRANA

SERAFINO COLOMBO SERRA FU FRANCESCO

Via Orefici, 114

GENOVA

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TIPOGRAFIA – LEGATORIA

G. CRISTIANCI

LAVORI COMMERCIALI

E DI LUSSO

OPUSCOLI – CATALOGHI

TRICROMIE

Via Orietta Doria – GENOVA – BOLZANETO - Angolo Via Silvio Pellico

…………………………………………………………………………………………

Brevettata Fabbrica Gazometri per Gaz Acetilene

DAGNINO CARLO

GENOVA

Salita S. Matteo, n. 13 (rosso)

DEPOSITO di Carburo di Calcio

DEPOSITO DI MACCHINE PER CUCIRE

Officina per riparazioni

Articoli per l’Incandescenza a Gas

Cucine per Acetilene

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LABOR OMNIA VINCIT

PREMIATO STABILIMENTO

PIANOFORTI – ARMONIUM

LUIGI DELLE PIANE

Via Canneto il Lungo, 31

GENOVA

Succursale VERNAZZOLA, Via Argonauti, 6 (Villetta Angelica) Casa propria

…………………………………………………………………………………………

 

DISTRIBUZIONI ELETTRICHE LIGURI

Soc. An. Capitale Lit 4.000.000. Sede in Genova

Piazza Corridoni, 10 – 8 – GENOVA

Telefoni 26 502

             26 798

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ISTITUTO

DELLE FIGLIE DI S. GIUSEPPE

le quali con riverenza preparano e provvedono

Ostie di fior di farina di frumento, cernito e pulito appositamente

Vino scelto per S. Messa – Incenso pura lagrima

Sacri Lini, Corporali nuovi, ecc. Candele liturgiche

Rammendatura, sopressatura, gricciatura e bucato speciale

FIORI ARTIFICIALI

Sacri paramenti – Ricami – Bandiere – Stendardi – Riporti e riparazioni

GENOVA – Via Lazzaro Gagliardo 4A

Recapito in Curia

…………………………………………………………………………………………

 

EDOARDO FORMENTO

DISEGNATORE

GENOVA

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FORNACI DI PARAVANICO

CALCE BIANCA

UFFICIO GENOVA VIA CASAREGIS, 51

Telefono Intercom: Ufficio Genova n. 45 - 94

Fornaci: PONTEDECIMO N. 37

……………..…………………………………………………………………………

 

FRISCIONE LUIGI

FALEGNAMI

Genova Bolzaneto

Via alla Chiesa, 40

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ANTICA TRATTORIA DEL GELSOMINO

RATTO ANGELO - Proprietario

PEDEMONTE

Gran Salone per Pranzi – pensioni

Deposito e Negoziante Vini

GIUOCO DI BOCCE

ALLOGGIO SCUDERIA

…………………………………………………………………………………………

GRASSO CARLO

MEDIATORE

Frutta – Verdura - Agrumi

Piazza Nunziata 25 rosso – Genova

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“ITALCEMENTI”

FABBRICHE RIUNITE CEMENTO

.....................................................................................

SOCIETA’ ANONIMA

LIBRERIA ARCIVESCOVILE

GENOVA

Piazza Umberto I, 43                       Telefono 268338

………………………………………………………………….

Società Anonima Cooperativa “G. Lubrani”

Guardiani Responsabili

GENOVA – Piazza Umberto I, 23-6 – Telefono 26.268 – GENOVA

…………………………………………………………………………

Ditta ANSELMO MANFREDINI

TUTTI I MATERIALI E MACCHINARI PER COSTRUZIONI EDILI

ATTREZZATI PER IMPRESE – BINARI E VAGONCINI DECAUVILLES

GENOVA

PIAZZA GIUSTI, 6 r. – TELEF. 54.147

.............................................................................................

TIPOGRAFIA

CARLO MASCARELLO

GENOVA – VIA COLOMBO 21

TELEFONO 52236

………………………………………………………………………………………

Ditta

VINCENZO MASCIONI

Organi da Chiesa

Stabilimento CUVIO (VARESE) – Ammin.ne MILANO (Viale Umberto 14)

TELEFONO 11-97

MILANO

MEDAGLIA D’ORO

Esposizione Universale di NAPOLI 1885

DIPLOMA D’ONORE

Esposizione Universale di COMO 1899

Esposizione Universale di Milano 1906

GRAN PRIX (Massima Onorificenza)

DIPLOMA DI BENEMERENZA

(del COMITATO)

MEDAGLIA D’ORO (dell’On. PRESIDENTE)

Concorso Organi Corali – PISA

Ottobre 1909

1° PREMIO

GRANDE MEDAGLIA D’ORO

del SOMMO PONTEFICE

………………………………………………………………………………………….

 

LODOVICO MASSUCCO

Ingegnere

GALLERIA MAZZINI 3

GENOVA

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“CONSORZIO IDROELETTRICO MONTE AIONA” – Soc. Anonima

Capitale Lit. 60.000. 000 – Sede in GENOVA

SERVIZIO DISTRIBUZIONE

Via Assarotti n. 14 – 2 – GENOVA (2) – Telefoni: 33-86 / 55 – 26 / 13 – 15

…………………………………………………………………………………………

 

Mora Pasquale

Via San Vincenzo – Vico Curletto 5

Genova

……………………………………………………………………..

 

 

G. B. MORASCA

STOFFE PER MOBILI TENDE E TAPPETI

BROCCATI DAMASCHI E GALLONI – ARREDI PER CHIESA

GENOVA

VIA CAFFARO N. 1 P.1°

…………………………………………………………………………………………

 

NAPOLI PASQUALE

DI BENEDETTO

PONTEDECIMO

Materiali esplodenti

…………………………………………………………………………………………

(Fornitore di Sua Altezza Reale Principe Oddone)

FRATELLI NOLI fu SETTIMIO

FALEGNAMI-EBANISTI-COLORITORI

Deposito Vetri – Colori

PEDEMONTE

…………………………………………………………………………………………

 

NOLI GIUSEPPE & FIGLI

PITTORI

PONTEDECIMO

VIA DANTE

…………………………………………………………………………………………

DOMENICO NOVARINA

Genova – Via Fieschi n. 7

VETRI, CRISTALLI e SPECCHI

SPECIALITA’

VETRATE MEDIOEVALI

CORNICI e QUADRI

d’ogni genere

…………………………………………………………………………………………

 

FRATELLI PEDEMONTE

NEGOZIANTI

SERRA RICCO’ (Pedemonte)

…………………………………………………………………………………………

Laboratorio in Ardesie e Marmi

PEDEMONTE LUIGI

GENOVA PONTEDECIMO

FABBRICA

DI

PIASTRELLE DI CEMENTO

CEMENTI

POZZOLANA

MATTONI E TEGOLE

………………………………………………………………………………………….

PERASSO CESARE

Successore di ANTONIO ROSSI

FABBRO FERRAIO

GENOVA – Vico Droghieri n. 3

SI ESEGUISCE E SI RIPARANO SERRATURE INGLESI E NAZIONALI

CANCELLI RINGHIERE E FERRAMENTI PER COSTRUZIONI DI CASE

………………………………………………………………………………………….

Fornitori di S.A.R. Il Principe Oddone

PITTALUGA E FIGLIO

CORNIGLIANO LIGURE

PRESSO GENOVA

FABBRICANTI

DI PIANOFORTI

ED ARMONII

VENDITE AFFITTI

RIPARAZIONI

ED ACCORDATURE

………………………………………………………………………………………….

Gerolamo Pittaluga fu Giacomo

COSTRUZIONI EDILIZIE

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GENOVA-BOLZANETO

Via Bolzaneto, 62

----

Telefono 49-039

...........................................................................................................................

 

EMILIA POGGI

BOLZANETO

VIA UNIONE. Num. 2   -   Casa propria

CHINCAGLIERIE

TERRAGLIE

Cartoleria – Ferramenti

DEPOSITO

CANDELE di CERA e STEARICHE

…………………………………………………………………………………………

 

PUPPO

PORTICI DI VIA XX SETTEMBRE N. 35

GENOVA

IMPORTAZIONE DIRETTA

DI

GIUOCATTOLI NOVITA’

Articoli di fantasia e per regalo

INGROSSO E DETTAGLIO

VENDITA A CONTANTI

Assortimento in Giuocattoli di ogni specie – Porcellane – Maioliche – Petit

Bronce – Metalli – Articoli in pelle ecc.

 

…………………………………………………………………………………………

RAVARA GIO. BATTA

TAPPEZZIERE

DEPOSITO DI PERLE DI BOEMIA A PREZZI DI FABBRICA

Via del Campo N° 17, P°. 1°. angolo Porta dei Vacca

VENDITA

AFFITTI

DI

Lampadari e Bracci

di

tutte le qualità

per Chiese

SI ESEGUISCONO LAVORI D’APPARATO

per Chiese

Si Affitta tutto l’occorrente per funzioni Funebri

e

Feste Civili

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FELICE RAVIOLO

CHINCAGLIERIE E FERRAMENTA

ARTICOLI TECNICI

Genova, Via Carlo Felice, 54

Telefono 1118

…………………………………………………………………………………………

Stabilimento di ardesie e marmi

FRATELLI REPETTO FU GIUSEPPE E FIGLI

PROVVEDITORI DI SUA ALTEZZA REALE IL PRINCIPE AMEDEO DI SAVOIA DUCA D’AOSTA

LAVAGNA

ORNATI E ARCHITETTURE d’ogni stile

Monumenti, Statue, Camini

Torni e Segherie a vapore

Macchine per Lucidare

…………………………………………………………………………………………

RISSO DOMENICO

ELETTRICISTA

IMPIANTI ELETTRICI

e Deposito di Materiale

GENOVA

Via S. Sebastiano n. 51

Telefono 29-52

…………………………………………………………………………………………

SETTIMIO RONCALLO

FABBRO-FERRAIO E OTTONIERE

LAVORI PER COSTRUZIONI E DI QUALUNQUE GENERE

Serra Riccò

(PEDEMONTE)

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ANTONIO ROSANO

Via S. Maria in Via Lata n. 2 rosso

GENOVA

(presso la Basilica di Carignano)

TELEFONO N. 53.786

LABORATORIO

DI

DORATURA E VERNICIATURA

Rappresentante per la Liguria

dell’ISTITUTO D’ARTE SACRA

dello scultore di statue e altari in legno

Giuseppe Runggalder

di Val Gardena

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Inchiostri di Stephens

GLI INCHIOSTRI PIU’ FLUIDI E PIU’ DURABILI DEL MONDO

NERISSIMO DA SCRIVERE – Violetto Nero da copiare

RUBARTELLI PELLEGRINO

Cartoleria, Litografia e Tipografia

CASA FONDATA NEL 1839

Piazza Nuova, n. 39

GENOVA

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Fabbrica di Pallini da Caccia, Tubi e Lastre da Piombo

FRATELLI SASSO

Sampierdarena

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SCAEM

Società Concessionaria Apparecchi Elettrodomestici – Milano

Anonima per Azioni

Esclusività per tutto il mondo degli

Apparecchi Elettrodomestici

MARELLI

Via Caimi n. 8 – MILANO – Telefono 32 – 741

…………………………………………………………………………………………

Generi per Mobilio

SOLEI HERBERT & C.

Genova – Torino – Firenze – Milano – Buenos Ayres – Napoli – Palermo – Lecce

Stabilimenti per la Bisellatura ed Argentatura degli Specchi

Decorazione all’Acido e allo Smeriglio di Cristalli e Vetri

PREMIATA ALLE PRINCIPALI ESPOSIZIONI NAZIONALI ED ESTERE

Con 35 medaglie d’Oro e 7 diplomi d’Onore

Telefono interc. 6-73

…………………………………………………………………………………………

Terraglie – Porcellane – Cristallerie

NATALE SPALLAROSSA

GENOVA

VICO INDORATORI NUM. 45

SERVIZI DA TAVOLA - CAFFE’ – THE’ – TOELETTA

Articoli per Cucina in latta ferro smaltato ecc.

…………………………………………………………………………………………

 

ANTICA FABBRICA D’ORGANI DA CHIESA

DITTA DOMENICO TAGLIAFICO

(GENOVA) BOLZANETO

Si eseguiscono

ORGANI LITURGICI

di qualunque sistema

PNEUMATICI - TUBOLARI

ed a meccanica robusta e silenziosa

SOMIERI SPECIALI

DI PROPRIA FABBRICAZIONE

garantiti di lunga durata

e resistenti all’umidità

RIPARAZIONI

Accordature – Manutenzioni annuali

Restauri – Ampliamenti

Solidità e perfezione garantita

PREZZI MODICISSIMI

Preventivi a richiesta

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TERRILE ANTONIO

CESELLATORE

ARREDI SACRI IN METALLO – ARGENTERIA

Vico Scudai 4 – Vico Carlone, 16

GENOVA

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PREMIATA FABBRICA OROLOGI DA TORRE E PER ALTRI EDIFICI

G.O. FRATELLI TERRILE FU ANGELO

TERRILE ONORATO (PROPRIETARIO)

FONDERIA IN BRONZO

Si forniscono ceppi, ruote, castelli in ferro e ghisa per la montatura delle campane

RECCO (presso Genova)

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TRAVERSO FILIPPO

Fabbrica di Cioccolato e Confetti

Vini e liquori

Bolzaneto

Telefono 35-56

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Laboratorio da Tappezziere e Negozio in Mobili

TRAVERSO E LAURO

Corso Buenos Ayres 22-24 rosso

GENOVA

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GIULIO VIGNOLO & C.

RAPPRESENTANZE CON DEPOSITO IN CORREDI COMPLETI PER CHIESA

CERERIE – STEARINERIE – PASSAMANTERIE PER MOBILI

Specialità Lampadari e Candele Automatiche

STATUE – RICAMI - BANDIERE – STENDARDI - ADDOBBI

Vico S. Matteo, 13 rosso - Genova

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G. B. ZAMBELLI

RIVAROLO LIGURE (Certosa) Casa propria

ACQUI (Corso Sigismondo Scassi) Casa propria

DEPOSITO GENOVA

Canneto il lungo N°58

FABBRICA

Di

Candele di Cera

SISTEMA PRIVILEGIATO

PREMIATA

con

MEDAGLIA d’ARGENTO

ESPOSIZIONE ITALO AMERICANA

Genova 1892

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Tracce di Pedemonte

Rintocchi di carta

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

RINTOCCHI DI CARTA

 

 

 

Tracce di campane nell’archivio parrocchiale di Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

“La voce delle campane è una presenza cara che, da tempo immemorabile, accompagna la vita delle persone e il cammino delle comunità scandendone i momenti più significativi.”1

“Per secoli, quando il campanile era l’unico mezzo di comunicazione, la voce delle campane ha regolato la vita sociale e ha sviluppato un vero linguaggio in codice, capace di comunicare alla comunità ogni evento che la riguardava.”2

“In tempi in cui non esistevano mezzi di comunicazione di massa, le campane svolgevano il ruolo di orologio dell’intera collettività, di richiamo per gli appuntamenti cittadini e di “radio” locale mediante linguaggio in codice musicale, non di rado specifico delle singole comunità.”3

Così avveniva anche nella Pedemonte dell’Ottocento e di inizio Novecento: il suono dei tre “Angelus” giornalieri, oltre ad invitare la popolazione alla preghiera, segnava per gli abitanti al mattino presto il momento del risveglio o dell’inizio delle attività agricole, artigianali o domestiche, a mezzogiorno quello della pausa, alla sera quello del rientro a casa o del termine del lavoro dopo una dura giornata.

Le campane suonavano inoltre in ben precisi momenti della settimana: ogni venerdì pomeriggio alle tre rievocavano la morte di Gesù in Croce (come attesta chiaramente un documento del 1854 dell’Archivio Parrocchiale di Pedemonte) e ogni domenica mattina, nonché nei giorni di festa, chiamavano a raccolta gli abitanti per la Santa Messa.

Ancora, le campane annunciavano alla popolazione importanti eventi quali nascite, battesimi, matrimoni, decessi, funerali, assolvendo così quella funzione di “radio” locale così ben illustrata nella citazione testé riportata.

Veramente si può dire che le campane accompagnavano, scandivano e segnavano i vari momenti della vita dei singoli abitanti e della intera comunità di Pedemonte dell’epoca.

 

 

1G. MERLATTI, Di bronzo e di cielo, Milano, 2009, p. 9

2G. MERLATTI, op. cit., p 59

3G. MERLATTI, op. cit., p. 63

………………………………………………………..

 

IL COMPENSO DEL CAMPANARO

                            

L’importanza delle campane a Pedemonte nel secolo XIX è attestata dai numerosi documenti dell’epoca ancora conservati nell’archivio parrocchiale, che ad esse fanno diretto o indiretto riferimento. Sono in particolare i libri dei conti della Parrocchia dell’epoca a rivelare le numerose spese sostenute al riguardo e quindi a dimostrare la cura che è stata sempre prestata per la gestione di tutto ciò che attiene alle campane.

Tra le uscite che compaiono nel libro dei conti del 1854 figura una spesa di Lire 7 e 10 centesimi “per fune corda per la campana grossa”. Tra quelle del 1869, l’acquisto di una fune per le campane, per un ammontare di 7 lire e 40 centesimi.

La materiale operazione di suonare le campane nei vari momenti della giornata e della settimana era infatti affidata ad una specifica figura, quale appunto il campanaro. L’attività era indubbiamente di un certo impegno in quanto richiedeva una costante presenza sul posto, in considerazione della molteplicità delle occasioni in cui le campane dovevano suonare. Legittimamente quindi era previsto un compenso per lo svolgimento di tale mansione.

Così fra le varie spese sostenute dalla Parrocchia nel 1808 risulta anche la corresponsione di una somma di 30 lire al campanaro Bartolomeo Frixone; esaminando ancora il libro dei conti del 1854, si rileva una spesa di 36 lire sostenuta per il compenso annuale versato al campanaro ancora di cognome Frixone (non si può escludere l’esistenza di una dinastia familiare di campanari), ma di nome proprio sconosciuto. A quest’ultimo era stato inoltre riconosciuto un supplemento di 2, 4 lire “per suonare i paternostri al venerdì”; proprio questo dato attesta l’usanza, cui è già stato fatto un cenno in precedenza, del suono delle campane ogni venerdì alle tre del pomeriggio, in commemorazione della morte di Gesù.

La figura del campanaro era chiaramente individuabile ancora nel 1890: dai libri dei conti relativi a tale anno risulta infatti la corresponsione al campanaro (qui non è specificata la sua identità) di un compenso di 100 lire.

 

 

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CAMPANE IN TRIBUNALE

 

Una fornitura di campane è stata al centro di una vertenza che ha visto coinvolta la Parrocchia di Pedemonte al punto da essere addirittura citata in giudizio davanti al Tribunale.

Vale davvero la pena ripercorrere, almeno a grandi linee, la curiosa vicenda.

Dunque, il giorno 11 agosto 1830 la Parrocchia di Nostra Signora di Pedemonte, in persona del Rettore Molto Reverendo Gaetano Castello, acquistava dai Fratelli Bozzoli, fonditori di metalli di Genova, tre campane nuove in bronzo, con tutti gli accessori come dadi di bronzo, battenti, ferri e ceppi; il materiale vario, con i relativi costi, è descritto dettagliatamente nel prospetto nel quale la Parrocchia si dichiarava espressamente debitrice delle spese ivi riportate, per un totale di Lire genovesi 3673,80, pari a Lire nuove di Piemonte 2938,721.

La Parrocchia si impegnava a pagare i fratelli Bozzoli in diverse rate; già in calce al prospetto datato 11 agosto 1830 vi è menzione di due pagamenti in contanti di 400 lire (genovesi) ciascuno, rispettivamente del 31 gennaio e del 16 dicembre 1833, che riducevano il debito a lire genovesi 2873,8: le relative ricevute sono ancora conservate negli archivi parrocchiali.

In una ricevuta di data anteriore a tali ricevute – 13 gennaio 1831 - i fratelli Bozzoli dichiaravano di avere ricevuto una paga acconto di Lire (genovesi) 500 per le “Campane di Bronzo, loro annessi”.

Sempre nel gennaio 1831, esattamente il giorno 17, il Rettore della Chiesa Parrocchiale Molto Reverendo Gaetano Castello, con i Massari della Chiesa (sulla loro funzione e qualità si avrà occasione di tornare fra breve), riconoscevano, con atto denominato “polizza di debito”, ai fratelli Bozzoli, fu Gio’ Batta, dedotto quanto già pagato in acconto, di essere creditori nei confronti di questi ultimi di “Lire nuove di Piemonte duemilanovecentotrentotto e centesimi settantadue”; essi si impegnavano a pagare il debito in rate annuali, “ciascuna delle quali non potrà essere minore di Lire nuove suddette 320, da pagarsi la prima alla fine dell’anno corrente e così le altre d’anno in anno”. Inoltre si obbligavano a pagare “all’epoca di ciascuna rata” l’interesse del cinque per cento all’anno (subito dopo, peraltro, era inserita una clausola secondo la quale gli interessi sarebbero stati pagati solo in caso di mancato pagamento della rata pattuita annuale).

Come si è già detto, risultano ancora le due ricevute di pagamento del 1833; in seguito la Parrocchia interrompeva i versamenti ai fratelli Bozzoli, come conferma una successiva dichiarazione del 1843 (sulla quale si avrà modo di tornare), a chiusura della vertenza.

Si arriva dunque al 1838, quando “nanti l’Illustrissimo Tribunale di Prefettura” tale Lorenzo Podestà, non in proprio ma nella qualità di “stralciario della cessata Ragione di Commercio sotto nome di Giuseppe e Giovanni Fratelli Bozzoli”, proponeva, in relazione alla fornitura di campane di bronzo, la causa contro “Li Signori: Reverendo Gaetano Castello Rettore della Parrocchia di Nostra Signora di Pedemonte e i suoi Massari, ed il Signor Antonio Tealdi, Sindaco del Comune di Serra”.

Si ritiene opportuno a questo punto formulare una breve disamina a proposito dei soggetti protagonisti della causa.

Si è appena visto che il ricorrente Lorenzo Podestà agiva nella qualità di “stralciario”; si trattava di un soggetto, paragonabile all’odierno liquidatore, incaricato di regolare e definire i rapporti giuridici alla chiusura di esercizio di una società, di una ditta o di un ente; quale era appunto nella fattispecie la “cessata” Ragione di Commercio dei Fratelli Bozzoli (peraltro, l’espressione “Ragione di Commercio” oggi non è più in uso nel linguaggio del diritto commerciale).

Tra i compiti dello “stralciario” vi era senz’altro quello di recuperare i crediti vantati dall’ente commerciale e maturati durante gli anni di esercizio effettivo dell’attività, se del caso ricorrendo per le vie giudiziarie. Ed è proprio ciò che aveva fatto nella fattispecie il Signor Podestà, dopo avere consultato i libri ed i registri della cessata Ragione di Commercio, dai quali risultava sicuramente il parziale inadempimento nel pagamento della fornitura delle campane da parte della Chiesa di Pedemonte e quindi il credito vantato nei confronti di quest’ultima: ciò trova conferma nel fatto che fra i documenti prodotti in giudizio dal Podestà a sostegno della propria domanda vi era anche l’estratto di conto dei libri dell’ente.

Quanto ai soggetti convenuti in giudizio, è facilmente comprensibile il motivo della citazione del Rettore Molto Reverendo Gaetano Castello: egli impersonava la Chiesa parrocchiale, in termini simili, se non analoghi, a quanto avviene oggi con il Parroco, che riveste la carica di legale rappresentante della Parrocchia che amministra. Peraltro il Rettore Castello era stato chiamato anche “in nome proprio”, come disponeva il Tribunale nella citazione a giudizio del 1° febbraio 1938.

Oltre al Rettore, erano stati citati in giudizio anche i Massari e il Sindaco.

I Massari erano gli amministratori del patrimonio della Parrocchia e costituivano nel loro insieme la Masseria, ovvero l’organo preposto all’amministrazione del patrimonio della Parrocchia e alla gestione degli affari.

Massaro” era infatti il nome dato anticamente ad amministratori di vario genere2, compresi i Fabbricieri (del tutto analogamente, “Masseria” corrisponde a Fabbriceria: del resto, in alcuni documenti relativi alla presente vertenza si fa riferimento alla “Fabbriceria”; i due termini erano dunque usati sostanzialmente come sinonimi).

Il Sindaco era stato citato in giudizio non per tale specifica carica ma quale Massaro di diritto, come si evince inequivocabilmente dalla lettura di alcuni atti del procedimento giudiziario in oggetto.

A fondamento della propria “supplica” (così veniva definita la domanda proposta al Tribunale) il Signor Lorenzo Podestà deduceva il parziale inadempimento della Parrocchia rispetto agli impegni assunti nel contratto di vendita del 1830 e nella successiva polizza del 1831; rilevava che i Massari e il Rettore “pagarono alcuni acconti, rimanendo però reliquatari debitori di Lire 2637 (si intendono qui, come negli altri atti giudiziari, lire piemontesi: siamo nell’ambito delle forme solenni di una causa davanti al Tribunale e quindi negli atti si doveva evocare la moneta ufficiale del Regno) e che a nessun risultato avevano portato portavano le varie “sollecitazioni e premure” (assimilabili a quelle che oggi si possono definire diffide al pagamento, che spesso precedono la proposizione della causa giudiziaria).

Il Signor Podestà chiedeva quindi che il Tribunale disponesse la citazione in giudizio dei convenuti e che condannasse questi ultimi “a dover dare e pagare all’esponente in detta qualità la predetta residuale Somma di Lire nuove duemilaseicento trentasette e centesimi 16 assieme agli interessi decorsi, e decorrendi entro breve termine prefiggendo a pena di esenzione, ed alle spese del giudizio”.

Si instaurava così il procedimento giudiziario. Con decreto del 1° febbraio 1838, “Il Tribunale di Prefettura in Genova sedente, vista l’alligata Supplica” citava i convenuti e faceva notificare loro il provvedimento.

Pochi giorni dopo compariva nanti il Tribunale il Causidico (figura assimilabile a quella dell’odierno avvocato) G.B. Garibaldo, a nome del Sig. Lorenzo Podestà, il quale insisteva nelle proprie domande, riservandosi di più ampiamente argomentare, nonché di chiedere il risarcimento dei danni ed il pagamento delle spese di giudizio.

Come risulta dai documenti pervenuti, si rendeva necessaria un’ulteriore notifica al Sindaco del Comune Antonio Tealdi, nella sua qualità di “Massaro di diritto”; in questo senso provvedeva il Tribunale nel marzo 1838.

Non risultano altri documenti sulla causa posteriori; peraltro, già l’11 maggio 1838 il Rettore Gaetano Castello, forse perché preoccupato per l’avviata procedura giudiziaria, riprendeva i pagamenti relativi alla fornitura di campane.

Così dichiarava il Signor Lorenzo Podestà: “Io sottoscritto nella mia qualità di stralciario della cessata ragione di commercio Fratelli Bozzoli dichiaro di ricevere dal Reverendo Gaetano Castello Rettore e Membro della Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di N.S. di Pedemonte la somma di Lire di Genova abusive 1125 quali mi paga acconto e capitale ed interessi del debito delle campane provvistole dai fratelli Bozzoli come risulta da contratto e lettere citatore rilasciate dall’Illustrissimo Tribunale di Prefettura il 1° febbraio 1838”.

Lo stesso 11 maggio 1838 il Signor Podestà, nella qualità, presentava il conto onorari e spese occorse nella causa; ciò induce a ritenere la causa interrotta con la ripresa dei pagamenti da parte della chiesa parrocchiale.

Negli anni successivi seguivano altri pagamenti (sono conservate dichiarazioni di ricevute datate 22 febbraio 1839, 29 gennaio 1840, 15 giugno 1841, 4 gennaio 1842), sempre di 400 lire genovesi ciascuno (pari a Lire nuove di Piemonte 320, come è espressamente specificato nella ricevuta del 4 gennaio 1842).

Infine, il 26 gennaio 1843, il Signor Lorenzo Podestà scriveva quanto segue, in calce alla polizza di debito del 1831: “dichiaro io sottoscritto di ricevere dal Molto Reverendo Sig. Gaetano Castello Rettore della Parrocchiale Chiesa di Santa Maria di Pedemonte la somma di Lire nuove di Piemonte cento sessanta sei e centesimi quaranta quale mi paga cioè Lire nuove centodiciotto e centesimi quaranta in saldo del debito delle campane come da Polizza sopra descritta; e Lire nuove Quarant’otto, a saldo pure degli interessi per transazione dovuta dai circa due anni che non pagarono le rispettive rate pattuite cioè dal 1835 al 1838, e di questa totale somma ne quito3 al Predetto Signor Rettore e Massari su espressi”.

La vertenza trovava così finalmente la sua definizione, a distanza di ben tredici anni dalla stipulazione del contratto di fornitura delle campane.

Proprio il tenore dell’ultima dichiarazione di ricevuta del 1843 conferma il già rilevato mancato pagamento da parte della Parrocchia delle rate pattuite per diversi anni; evidentemente, solo l’instaurazione della causa da parte dello stralciario della cessata ragione commerciale Fratelli Bozzoli doveva avere indotto - per non dire costretto- la Parrocchia a corrispondere il debito residuo per la fornitura di campane.

Desta in effetti un certo stupore il fatto che per arrivare alla definizione della vertenza sia stato necessario addirittura interessare il Tribunale di Genova, in un’epoca in cui il ricorso alle vie legali non era certamente diffuso come oggi ed in un contesto prettamente rurale come ci appare l’ambiente di Pedemonte dell’epoca.

Dai documenti conservati nell’archivio parrocchiale non è possibile risalire con certezza ai motivi del persistente inadempimento della Chiesa Parrocchiale nei confronti dei fratelli Bozzoli: si può ipotizzare una precisa volontà magari per l’insorgere di contrasti o di screzi con questi ultimi, oppure una semplice trascuratezza di quanti erano preposti alla gestione degli affari; è anche perfettamente possibile l’esistenza di oggettive difficoltà economiche, in considerazione della generale scarsità di risorse nella Pedemonte dell’epoca (il paese era in effetti popolato in gran parte da persone povere e analfabete, dedite ai lavori nei campi) non poteva non coinvolgere anche la Chiesa Parrocchiale, in rapporto con il presumibile elevato costo delle campane fornite dai fratelli Bozzoli. A favore della plausibilità di quest’ultima ipotesi si pone il fatto che, come si è visto, la ripresa dei pagamenti dopo l’instaurazione della causa è avvenuta in diverse rate annuali, in assenza di contestazioni.

Al di là della conferma della rilevanza anche in termini economici delle campane nella comunità di Pedemonte, la vicenda è molto interessante ed istruttiva anche in un’ottica più generale perché offre uno squarcio sullo svolgimento dei rapporti commerciali e persino sul funzionamento della giustizia dell’epoca.

 

 

1 Quest’ultimo dato è molto interessante perché rivela la resistenza del territorio di Genova, nonostante la sua appartenenza al Regno di Sardegna, alla diffusione della “Lira nuova di Piemonte”, unità monetaria ufficiale dello stato sabaudo istituita dopo la Restaurazione post-napoleonica da Vittorio Emanuele I con le Regie Patenti del 6 agosto 1816. Nelle pratiche degli scambi commerciali in Genova e nel Genovesato dell’epoca, infatti, continuava a circolare l’antica lira della Repubblica di Genova, detta appunto lira genovese (o lira fuori banco di Genova), talvolta con alcune varianti (come la lira fuori banco abusiva, detta buona). Ciò avveniva anche successivamente ad un ulteriore provvedimento del Re Vittorio Emanuele I del 26 ottobre 1826, con il quale si proibiva l’uso di tutte queste lire usate nella pratica e si confermava la lira nuova di Piemonte come moneta ufficiale anche nel territorio del Genovesato. Malgrado l’espressa disposizione reale, la consuetudine di contare in lire genovesi sopravviveva ancora per molti anni, anche per le grandi quantità circolanti di monete genovesi d’antico conio che le Finanze non erano riuscite a ritirare; solo un fattivo intervento della Camera di Commercio di Genova nel 1846, su sollecitazione degli stessi commercianti, poneva fine alla contemporanea circolazione delle lire genovesi nelle due varianti descritte, delle monete d’oro ed anche della moneta legale in lire nuove di Piemonte: tale miscuglio di monete aveva infatti provocato un grave intralcio allo sviluppo commerciale.

Una lira genovese corrispondeva a 0,8 lire piemontesi: ciò si evince dal precedentemente citato atto di acquisto delle campane dell’11 agosto 1830 ed ancora più chiaramente da una successiva dichiarazione di ricevuta del 1842, nel quale si specificava che 400 lire genovesi equivalevano a 320 lire piemontesi.

(Bibliografia: G. FELLONI, Monete e zecche negli Stati Sabaudi dal 1816 al 1860, in Scritti di Storia Economica, "Atti della Società Ligure di Storia Patria", n.s., XXXVIII, 1998, pp. 317-376).

2 Enciclopedia Treccani, vol. XXII, Roma, 1934

3 ne rilascio quietanza (n.d.r.)

 

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CAMPANE PICASSO PER SAN ROCCO

 

Nell’archivio parrocchiale è ancora conservato il verbale dell’importante ”adunanza” del 9 aprile 1905 nella quale la Fabbriceria1 della Chiesa Parrocchiale di Pedemonte, dopo avere confermato le persone di Giacomo Pedemonte e Pio Ronco nelle rispettive cariche di presidente e cassiere dell’ente, deliberava di provvedere a nuove campane per la cappella di San Rocco.

Dando seguito a quanto statuito al riguardo, poco tempo dopo, esattamente il 21 maggio 1905, la medesima

 

“Fabbriceria della parrocchia di Pedemonte, comune di Serra Riccò, provincia di Genova”

 

stipulava un contratto con

 

 

“Picasso Luigi fu Matteo, fonditore di campane, residente in Avegno, presso Recco, provincia di Genova”,

 

avente ad oggetto la fondazione di quattro campane da collocarsi sul campanile della Cappella di San Rocco.

Vale davvero la pena esaminare, sia pure per sommi capi, le varie clausole del contratto (un originale del quale è ancora conservato presso l’archivio parrocchiale).

La prima parte del primo articolo trattava delle modalità con le quali la ditta Picasso avrebbe dovuto svolgere l’operazione di fusione delle campane:

 

 

“le campane saranno fuse nel comune di Avegno nella fonderia della ditta Picasso, con regola d’arte, con buona voce e prolungata”.

 

A ciò seguiva la descrizione del tono (sono indicate specificamente le note con le quali doveva essere composto “il concerto delle campane”) e del peso (la più leggera pesava 160 kg, seguita da una di 208 kg e da un’altra di 294 kg, per finire con la maggiore e i suoi 400 kg).

Una volta pronte, le campane avrebbero dovuto essere trasportate da Avegno a Pedemonte su un carro, totalmente a spese della parrocchia, accompagnate da un dipendente della ditta Picasso a tutela della qualità del viaggio. Così prescriveva a tale proposito il secondo articolo del contratto:

 

 

fuse le campane il Picasso avvertirà la fabbriceria, e la medesima è obbligata a spedire un carro a sue spese per il trasporto delle campane da Avegno a San Rocco di Pedemonte, e la ditta per garanzia durante il viaggio manderà un suo dipendente ad accompagnare il carro”.

 

La scrittura privata continuava con l’impegno da parte del signor Picasso ad installare sul campanile la campana, garantendone il buon funzionamento “per anni dieci”, ed accollandosi, inoltre, un’eventuale nuova fusione in caso di rottura “per difetto di costruzione o d’arte” (terzo articolo). Il Picasso avrebbe dovuto provvedere a un risarcimento anche nel caso in cui il maestro di musica scelto dalla parrocchia per il collaudo delle campane non le avesse ritenute “a regola d’arte” (quarto articolo).

Il documento descriveva quindi le modalità di pagamento fissando il prezzo di lire 3 e centesimi 10 per ogni kg di campane e di 50 centesimi per ogni kg di materiale accessorio, come i ceppi. Le campane avrebbero dovuto essere collocate entro il mese di luglio del 1905 e, dopo il collaudo, la Fabbriceria avrebbe dovuto pagare mille lire. Il resto del compenso sarebbe stato spalmato sui successivi quattro anni (quinto-settimo articolo).

Nell’ottavo articolo il Signor Picasso si impegnava personalmente a rispettare il contratto anche in caso di scioglimento o cessione della ditta.

L’ultimo passaggio del testo contrattuale ne decretava la solennità:

 

“Letta la presente scrittura ad alta e viva voce alla presenza delle persone interessate, viene approvata e firmata”.

 

Seguivano le firme di Giacomo Pedemonte, presidente della Fabbriceria, di Pio Ronco, cassiere, degli altri membri dell’istituzione, del parroco Nicolò Ghigliotti e del titolare della fonderia Luigi Picasso.

 

Nell’archivio parrocchiale sono inoltre conservati due documenti relativi al trasporto delle campane, espressamente prefigurato dal citato secondo articolo del contratto.

Il viaggio avveniva in ferrovia nel tratto Recco-Bolzaneto, come risulta dal bollettino di consegna e della lettera d’avviso e ricevuta in arrivo, intestati entrambi ancora alla Società Italiana per le strade ferrate del Mediterraneo (peraltro, il bollettino di consegna reca il timbro Ferrovie dello Stato2). Il materiale, come si evince dai timbri apposti sui due documenti citati, partiva da Recco l’11 agosto per essere affidato allo “speditore” Fratelli Terrile e giungeva a Bolzaneto il giorno 13; un ulteriore timbro apposto in calce all’avviso di arrivo merci, sul retro della lettera d’avviso e ricevuta in arrivo, fa ritenere che il materiale fosse arrivato ad effettiva destinazione il giorno 14 (il timbro reca infatti la dicitura Serra Riccò 14/8/05).

Sono conservati anche altri documenti in stretta connessione con la fornitura di campane; particolarmente curiosa è la nota del 29 settembre 1905 inviata a non meglio specificati “Illustrissimi Signori” (fra di essi vi è sicuramente Luigi Picasso e presumibilmente gli altri componenti della fonderia Picasso) dal Sacerdote Nicola Ghigliotti, il quale chiedeva il rinvio alla domenica 8 ottobre del pagamento della somma di lire mille, in quanto nella domenica immediatamente successiva, ovvero il 1° ottobre, si celebrava la festa di Nostra Signora del Rosario “con grande solennità” (così come avviene ancora oggi).

Ed infatti reca proprio la data dell’8 ottobre la dichiarazione di ricevuta sottoscritta da Luigi Picasso, con la quale quest’ultimo attestava di avere incassato il primo acconto sulle campane fuse per la cappella di S. Rocco.

La ricevuta del secondo acconto porta la data del 23 settembre 1906; le altre ricevute, sempre sottoscritte da Luigi Picasso, portano la data del 4 agosto 1908, del 14 gennaio 1909, del 16 ottobre 1909, del 19 gennaio 1910.

A proposito di queste ricevute, tutte ancora conservate nell’archivio parrocchiale, è interessante notare che in alcuni casi il Signor Luigi Picasso dichiarava di avere ricevuto le somme dalla Fabbriceria o dal Presidente di essa (come nell’ultima ricevuta del 19 gennaio 1910), in altri direttamente dall’Reverendo Arciprete di Pedemonte. Al di là di queste sfumature, è comunque evidente che il soggetto passivo dell’obbligazione contrattuale deve essere considerata la Chiesa Parrocchiale nel suo complesso.

Si osserva inoltre che anche in questo caso la Parrocchia ha pagato in molteplici rate annuali, come del resto espressamente previsto dal contratto; non si può escludere che, come accadeva frequentemente, siano state difficoltà economiche ad impedire il pagamento dei fornitori in un’unica soluzione.

In ogni caso notevole doveva essere stato lo sforzo finanziario della Parrocchia per l’acquisto delle campane per il Santuario di San Rocco, così caro –allora come oggi- agli abitanti di Pedemonte.

 

1Fabbriceria: l’organo preposto ad amministrare il patrimonio e a contrarre le obbligazioni, negli stessi termini della Masseria.

2Ferrovie dello Stato: ente costituito nel 1905 allo scopo di nazionalizzare le ferrovie: con la nascita di tale ente, la Società Italiane per le strade ferrate del Mediterraneo ebbe espropriata buona parte della propria rete, riscattata dallo Stato.

 

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LA FUSIONE DI UNA CAMPANA

 

Le campane sono ancora le protagoniste di un documento risalente al 1929; in quell’anno, precisamente in data 6 ottobre 1929, la Fabbriceria deliberava di provvedere alla fusione della campana maggiore della chiesa; ciò “per evitare disgrazie”, come veniva scritto nel relativo verbale tutt’ora conservato: evidentemente sussisteva un concreto pericolo per l’incolumità pubblica.

L’incarico veniva affidato alla ditta Picasso di Avegno, proprio “quella stessa che fuse le campane di S.Rocco”, come viene espressamente specificato nel medesimo verbale; il quale recava la sottoscrizione, tra gli altri, del Presidente Cipriano Ghiglino, del cassiere Giovanni Lavagetto e del Parroco Nicolò Ghigliotti (denominato Arciprete).

A distanza di poco più di due mesi dalla deliberazione, precisamente in data 15 dicembre 1929, il Signor Matteo Picasso dichiarava di ricevere la somma di Lire 5.400 dalla Fabbriceria di Pedemonte per la fusione della campana maggiore. Il tenore del testo della ricevuta (anch’essa conservata presso l’archivio parrocchiale) fa ritenere che in questa occasione, a differenza di altre volte, il pagamento fosse avvenuto in un’unica soluzione, a lavoro concluso.

Anche in questo caso, peraltro, doveva essersi trattato di uno sforzo finanziario non da poco: il che conferma ancora una volta l’attenzione e la premura che la Chiesa di Pedemonte ha dedicato nel corso del tempo alle campane.

 

 

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OLTRE I DOCUMENTI

 

I moderni mezzi elettronici e i diversi orari e stili di vita delle persone rispetto ad un tempo hanno inevitabilmente sottratto importanza e centralità al suono delle campane.

Tuttavia, ancora oggi rimangono intatti il fascino e la sensazione di pace e di armonia che emana il suono delle campane, soprattutto nei centri più piccoli, giustamente celebrati in diverse opere letterarie ed artistiche.

Ovviamente oggi non esiste più la figura del campanaro così come era concepita nell’Ottocento e come è stata illustrata in precedenza.

Tuttavia i campanari, anche se paiono ad alcuni una specie a rischio, non sono in via di estinzione1; nel marzo 2005 si è costituita ufficialmente l’Associazione campanari liguri – sito internet www.campanariliguri.it -; l’Associazione, riconosciuta nel 2011 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si propone tra l’altro di promuovere studi e ricerche sulle campane e il loro uso curandone divulgazione e tutela storico-artistica.

Anche in molte altre regioni italiane esistono e sono attive associazioni di campanari: ormai dal 1960, ogni anno si svolge il raduno nazionale dei suonatori di campane nel quale vengono esibite le principali tecniche di suono delle diverse regioni.

In conclusione, le parole di due Papi:

 

 

Se le mutate condizioni dei tempi hanno oggi spento la voce ammonitrice di tanti nostri campanili, è pur vero che invariati rimangono, per la maggior parte degli uomini, quei momenti caratteristici della giornata: mattino, mezzogiorno e sera, i quali segnano i tempi della loro attività e costituiscono un invito ad una pausa di preghiera” (Paolo VI).

 

“Le campane delle chiese, aiutano a non dimenticare la domenica come il giorno del Signore, rappresentano la "voce di Dio" per chi crede e sono annuncio per chi non crede. È una bella cosa ascoltare il suono delle campane, che cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature. Lo scandire di rintocchi da parte di migliaia di campanili in tutto il mondo, è come una liturgia celeste che non può identificarsi nel segnare semplicemente le ore, ma nel colmare il tempo della sacralità e consacrarlo a Cristo, pienezza e Signore del tempo. Ciascuno di noi porta in sé una campana, molto sensibile. Questa campana si chiama cuore. Questo cuore suona e mi auguro che il vostro cuore suoni sempre delle belle melodie”. (Giovanni Paolo II).

 

1G. MERLATTI, Di bronzo e di cielo, Milano, 2009, p. 77

 

 

 

 Pedemonte di Serra Riccò (Genova) - Chiesa Santissima Annunziata

 

 

 

 

 

 Pedemonte di Serra Riccò (Genova) - Santuario di San Rocco

 

Tracce di Pedemonte

Festeggiando San Rocco

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

FESTEGGIANDO SAN ROCCO

 

 

Le celebrazioni del 16 agosto dal 1901 al 1935 a Pedemonte di Serra Riccò (Genova)

 

Nell’Archivio Parrocchiale sono conservati numerosi documenti che fanno diretto o indiretto riferimento alla festa patronale di San Rocco del 16 agosto, così cara – ieri come oggi - alla popolazione di Pedemonte; nello specifico, l’attenzione si è concentrata sui documenti relativi agli anni dal 1901 al 1935.

Sono in particolare i libri dei conti della Parrocchia del periodo a rivelare l’importanza della festa: una parte infatti non indifferente delle uscite annuali documentate (così come, specularmente, delle entrate) riguarda proprio la festività di San Rocco. La specificazione voce per voce di tali dati contabili permette di ricostruire con una certa precisione le concrete modalità con le quali veniva preparato e celebrato tale evento.

Altre preziose indicazioni al riguardo si traggono dalla lettura dei verbali delle adunanze della Fabbriceria: una delle sedute annuali, quella che si svolgeva di solito uno dei primi giorni di luglio, era appositamente dedicata all’organizzazione della festa di San Rocco, unitamente a quella, anch’essa molto sentita e partecipata dalla comunità di Pedemonte, del Carmine che si celebra il 16 luglio.

Da questi dati si evince che l’organizzazione della festa patronale doveva essere piuttosto complessa, in quanto c’era la necessità di convocare:

- uno o più sacerdoti in aiuto per la celebrazione delle numerose Sante Messe del giorno di San Rocco e per la declamazione di discorsi o “panegirici”;

- una banda, proveniente di solito da località vicine, per la musica durante la processione ed un “maestro” per la musica in chiesa durante la celebrazione eucaristica;

- i “portatori” della cassa di San Rocco;

- gli “sparatori” dei mortaretti.

Ancora, occorreva abbellire il santuario di San Rocco con particolari addobbi ed in tale ottica veniva predisposto uno specifico “apparato” (magari a cura di una specifica figura quale appunto l’”apparitore”), nonché fornire vino in gran quantità, in vista di festeggiamenti evidentemente di carattere un po’ meno spirituale, da svolgersi al termine della celebrazione religiosa.

Erano queste le voci più frequenti, presenti quasi sempre nei registri annuali del periodo in esame nella sezione riservata alle uscite; qua e là compaiono anche altri tipi di spesa di carattere vario, che confermano ulteriormente la complessità dell’organizzazione: fra tali spese, si richiamano quelle relative all’illuminazione del santuario di San Rocco, al vitto da offrire ai componenti della banda musicale convocata (nell’archivio sono conservate alcune fatture rilasciate dalle trattorie di Pedemonte), al costo del materiale e del suo trasporto, alla domanda di “licenza di sparo” diretta presumibilmente alla competente autorità di Pubblica Sicurezza.

In qualche caso alcuni aspetti dell’organizzazione della festa erano affidati a veri e propri professionisti: così, ad esempio, nell’archivio è conservata una fattura datata 31 dicembre 1920 del tappezziere Ravara Gio’ Batta di Genova “per imprestito apparati e manifattura per funzione di San Rocco”; dello stesso fornitore ve ne sono anche varie, relative anche ad altri anni (in alcuni casi non risulta la data della fattura, per cui non è possibile collocarle nel rispettivo anno).

Il compito di presiedere a tutti i vari incombenti spettava naturalmente al Parroco (in qualche occasione denominato “Arciprete”), il quale spesso riceveva comunque una espressa investitura in tal senso dalla Fabbriceria, come risulta da molti dei verbali di adunanza di cui si è parlato in precedenza. A volte l’attribuzione dell’incarico avveniva in modo generico: così, ad esempio, il 3 luglio 1927 la Fabbriceria dava incarico al Parroco di “provvedere in tutto, perché le feste riuscissero solenni”. Il 4 luglio 1926 essa lasciava al Parroco “la facoltà di provvedere a quanto bisognava, perché bene riuscisse la festa”. Nell’adunanza del 7 luglio 1929 “si diede facoltà al Parroco di procedere come si conviene e di pensare e provvedere a quanto occorre”.

In altri casi invece i compiti del Parroco erano indicati specificamente: nell’adunanza del 3 luglio 1921, ad esempio, “si diede incarico all’Arciprete di provvedere per gli apparati per detta solennità, come pure per la musica in chiesa e per la banda nella processione”.

Tra i compiti affidati al Parroco vi era anche quello di reperire fondi per la festa di San Rocco, a fronte della già rilevata imponenza delle spese da affrontare. In tale ottica il Parroco si recava personalmente nelle case dei parrocchiani per chiedere contributi economici: per questa missione egli veniva spesso aiutato da un fabbriciere, come emerge da molti dei verbali di adunanza.

Le offerte venivano poi messe a bilancio nei libri dei conti, ovviamente nella sezione dedicata alle entrate, e spesso specificate zona per zona: il territorio parrocchiale era infatti suddiviso in vari “quartieri” (in alcuni casi denominati proprio così nei registri), quali Pernecco Inferiore e Superiore, Casale, Chiesa, Grone. Altre offerte venivano raccolte durante la novena di preparazione e nella stessa giornata della festa di San Rocco: molto spesso si legge, tra le voci di entrata, “raccolta novena e festa”.

Le osservazioni fin qui svolte appaiono riferibili pressoché a tutti gli anni del periodo preso in considerazione.

Peraltro, rispetto ad alcuni anni particolari, emergono alcune peculiarità.

Così, ad esempio, si può osservare che nel 1924, poiché il 16 agosto cadeva di sabato, si decideva (come da verbale della Fabbriceria del 6 luglio di quell’anno) di celebrare una doppia festa, una il sabato e l’altra la domenica; addirittura si chiamavano due bande musicali diverse.

Particolarmente interessante è poi l’analisi dell’incidenza della Prima guerra mondiale sulle modalità dei festeggiamenti di San Rocco.

La deliberazione adottata dalla Fabbriceria nell’adunanza del 4 luglio 1915 – nella quale “si stabilì di fare le feste come in passato, tranne la banda, essendo state proibite le processioni per la guerra” – è con tutta evidenza conseguente al contenuto dell’art. 3 del Regio Decreto 23 maggio 1915 n. 674, emanato da Vittorio Emanuele III in concomitanza con l’entrata in guerra dell’Italia: con tale provvedimento, infatti, si vietavano espressamente le processioni civili e religiose.

Un altro espresso riferimento alla guerra in corso è contenuto nel verbale dell’adunanza della Fabbriceria del 9 luglio 1916, dove si legge quanto segue: “attesa la guerra e lo stato doloroso della parrocchia, si decise di non andare alle case per le consuete offerte, lasciando a ciascuno facoltà di offerte a piacimento”.

La festa di San Rocco veniva celebrata anche negli anni 1917 e 1918, come risulta dai verbali di adunanza della Fabbriceria rispettivamente del 1° luglio 1917 (nel quale “si deliberò di celebrare la festa di San Rocco come in passato, tranne la banda, essendo proibite le processioni”) e del 7 luglio 1918.

Terminata la guerra, nel 1919 si decideva di celebrare la festa di San Rocco (così come quella del Carmine) “con speciale solennità, essendo ritornati i soldati dopo la guerra”, come si legge nel verbale dell’adunanza della Fabbriceria del 6 luglio.

Dal medesimo verbale si desume l’esistenza di un altro particolare motivo per festeggiare quell’anno San Rocco: “per intercessione di questo Santo” la Parrocchia era andata “immune dal morbo pestilenziale, che tante vittime seminò nelle vicine popolazioni”.

Il riferimento è evidentemente all’influenza spagnola, altrimenti conosciuta come la grande influenza, che imperversava proprio in quegli anni, uccidendo diversi milioni di persone in tutto il mondo. Proprio da allora, a causa di un voto fatto durante l’epidemia dalla popolazione di Pedemonte a San Rocco in quanto protettore dalle pestilenze, è proibito ballare in occasione della festa patronale.

Nonostante la fine della Prima guerra mondiale, nel 1920 le processioni religiose risultavano ancora vietate dalla “superiore autorità civile”, come è scritto nel verbale dell’adunanza di Fabbriceria del 4 luglio; peraltro –il fatto è davvero curioso- si delegava il Parroco “a fare il possibile affinché fosse revocato il divieto”.

La tradizione della processione riprendeva sicuramente nel 1921, quando, come da verbale di adunanza del 3 luglio, la Fabbriceria incaricava il Parroco, tra le altre cose, di chiamare la banda appunto per la processione.

Da questi dati emerge chiaramente che neppure la guerra era riuscita a bloccare la celebrazione della festa di San Rocco a Pedemonte: festa che, seppure in forma ridimensionata, si è dunque sempre svolta anche in quegli anni così difficili.

Così, dall’apparentemente arida ed asciutta elencazione di voci di spesa o di entrata prese dal libro dei conti, nonché dai verbali delle adunanze della Fabbriceria, emerge in tutti i suoi aspetti la costante attenzione, cura, partecipazione e devozione con la quale la comunità di Pedemonte preparava e celebrava la festa patronale di San Rocco. Proprio come avviene ancora oggi.

                                                          

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Di seguito vengono elencate le entrate e le uscite risultanti dai libri dei conti della Parrocchia, sicuramente connesse alla festa di San Rocco (in qualche caso il dato contabile comprende la celebrazione anche di altre feste, come quella del Carmine).

Naturalmente, non si può escludere né un inserimento nei registri di altre voci di entrata o di spesa in qualche modo riconducibili alla festa patronale né l’omissione di alcune spese comunque effettuate; l’elenco che segue, quindi, non ha alcuna pretesa di completezza, ma vuole solo rendere un’idea dello sforzo organizzativo e finanziario sopportato ogni anno dalla Parrocchia in vista della buona riuscita della celebrazione di San Rocco e dei festeggiamenti connessi.

Sono inoltre citati i verbali delle adunanze di Fabbriceria che si svolgevano sempre nei primi giorni di luglio e che erano espressamente dedicate alla organizzazione delle feste del Carmine e di San Rocco (in qualche caso, in cui le modalità di festeggiamento erano evidentemente identiche, si trovano dei riferimenti comuni ad entrambe le solennità). Con le seguenti eccezioni: nei primi cinque anni del periodo preso in considerazione non risultano adunanze di Fabbriceria sul tema; quella del luglio 1911 aveva ad oggetto altre problematiche, mentre quella del 1922 sembra trattare solo la festività del Carmine.

Inoltre sono citate alcune fatture conservate presso l’archivio parrocchiale emesse da artigiani o fornitori che hanno prestato professionalmente la loro opera per la Parrocchia in occasione della festa di San Rocco, a cui in precedenza è già stato fatto un cenno.

 

1901

La Parrocchia spende:

200 lire per “musica festa San Rocco”,

20 lire per “tre sacerdoti – Messa discorso”,

30 lire per “apparato festa”.

 

La Parrocchia incassa:

102,28 lire da “festa di S. Rocco”,

500 lire da “offerta per i ristori chiesa”,

59 lire da “novena e festa San Rocco”.

 

1902

La Parrocchia spende:

200 lire per la “musica festa San Rocco”,

20 lire per “Messa, discorso, ecc. festa San Rocco”,

100 lire per “apparatore festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

95,85 lire da “raccolta per festa S. Rocco”,

60,03 lire da “raccolta novena e festa San Rocco”.

 

1903

La Parrocchia spende:

225 lire per “musica festa S. Rocco (Pontedecimo)”,

20 lire per “panegirico e Messa festa S. Rocco”,

110 lire per “apparato festa Carmine e S. Rocco”,

102,63 lire per “spese per vino – sparo mortaretti – trasporti materiale per fiera”,

90 lire per “polvere da sparo (S. Rocco)”.

8 agosto 1903: Rubartelli Pellegrino – Cartoleria Litografie e Tipografia – fornisce una serie di numeri per la lotteria.

 

La Parrocchia incassa:

104 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

79 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

50 lire da “offerta privata”.

 

1904

La Parrocchia spende:

75 lire per “musica S. Rocco”,

160 lire per “banda S. Rocco processione”,

100 lire per “apparati festa Carmine e S. Rocco”,

15 lire per “trasporto oggetti chiesa”,

20 lire per “licenza di sparo festa S. Rocco”,

27 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

46 lire per “polvere festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

53,36 lire da “festa e novena S. Rocco”,

93,78 lire da “Parrocchia per festa S. Rocco”,

12,70 lire da “offerte private”.

 

1905

La Parrocchia spende:

80 lire per “banda musicale San Rocco”,

90 lire per “musica in chiesa”,

70 lire per “spese rimessa ristori cappella S. Rocco”,

5 lire per “mancia a due sparatori festa S. Rocco”,

49 lire per “polvere da sparo festa S. Rocco”,

40 lire per “armonium festa S. Rocco”,

95 lire per “apparatore – Carmine e S. Rocco”,

45 lire per “vino feste Carmine e S. Rocco e trasporto musicanti”.

 

La Parrocchia incassa:

108,83 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”.

 

1906

1° luglio: la Fabbriceria stabilisce per la festa di S. Rocco di chiamare “la banda dei Derelitti a Genova” e per “gli apparati e musica in Chiesa” si dà incarico al Parroco di provvedere.

 

La Parrocchia spende:

100 lire per “musica processione San Rocco”,

95 lire per “musica in chiesa”,

84,80 lire per “vitto musica S. Rocco e vino festa S. Rocco”,

60 lire per “domanda permesso sparo”.

 

La Parrocchia incassa:

105,15 lire da “raccolta festa San Rocco”,

43,20 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire “dall’oratorio festa San Rocco”.

 

 

1907

7 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Rev.do Parroco di “pensare per le prossime feste di N.S. del Carmine e di S. Rocco”, e “per accondiscendere il desiderio della popolazione” si decide lo sparo dei mortaretti in ambedue le feste.

 

La Parrocchia spende:

90 lire per “musica Chiesa”,

125 lire per “banda processione”,

15 lire per “Messa e discorso”,

10 lire per “sparo mortaretti (guardia)”,

1,20 lire per “domanda di sparo (Carmine e S. Rocco)”,

90 lire per “apparato festa Carmine e S. Rocco”,

3,20 per “portatori fanali Carmine e S. Rocco”,

4,60 lire per “sparatori”,

20,10 lire per “vino (Carmine e S. Rocco)”,

24 lire per “armonium cappella S. Rocco festa titolare”.

 

La Parrocchia incassa:

90,63 lire da “raccolta festa di San Rocco”,

48 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

7,50 lire da “offerte varie”,

25 lire da “festa di San Rocco dell’oratorio”.

 

1908

5 luglio: la Fabbriceria stabilisce di chiamare la banda della S.O.C. di Pontedecimo per la festa di S. Rocco e dà “facoltà al Parroco di pensare al rimanente”, perché tutto proceda bene.

 

La Parrocchia spende:

250 lire per “banda di Pontedecimo festa S. Rocco”,

85 lire per “musica Chiesa”,

5 lire per “guardia”,

9 lire per “bandiere festa San Rocco”,

5 lire per “trasporto apparati”,

23,20 lire per “vino processione Carmine e S. Rocco, mance trasporti”,

90 lire per “apparati feste Carmine e S. Rocco”,

14 lire per “Messa festa S. Rocco e discorso”,

22 lire per “armonium festa S. Antonio e S. Rocco e trasporto”.

 

La Parrocchia incassa:

112 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

52,87 dalla “novena e festa S. Rocco”,

5 lire da “raccolta a S. Rocco in una Messa”.

 

1909

4 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Presidente di chiamare per la festa di San
Rocco la banda di Pontedecimo e l’organista di Pontedecimo per la musica di chiesa. “Per far cosa grata al paese”, si stabilisce di imbandierare le strade ove sarebbe passata la processione nel giorno di S. Rocco e lo “sparo dei mortaretti”.

 

La Parrocchia spende:

100 lire per “musica chiesa festa S. Rocco”,

140 lire per “banda processione”,

15 lire per “armonium novena e festa S. Rocco”,

5 lire per “guardia comunale”,

33 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

90 lire per “apparatore Carmine e S. Rocco”.

29 settembre 1909: Pasquale Napoli di Benedetto – Pontedecimo – Depositi Esplodenti, emette una fattura relativa alla fornitura di “polvere mina”.

 

La Parrocchia incassa:

101 lire da “raccolta festa di S. Rocco”,

58,23 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

25 lire da “offerta dell’oratorio N.S. Rosario per festa S. Rocco”.

 

1910

 

3 luglio: la Fabbriceria delibera di affidare la musica di chiesa a Giovanni Pedemonte, organista di Pontedecimo. Per la processione si stabilisce di chiamare la banda della S.O.C. di Pontedecimo.

 

La Parrocchia spende:

220 lire per “banda di Pontedecimo – festa di S. Rocco”,

85 lire per “musica in chiesa”,

27 lire per “vino per banda festa Carmine e S. Rocco”,

105 lire per “apparato festa Carmine/S. Rocco e visita pastorale”.

28 settembre 1910: Ravara Gio. Batta tappezziere emette una fattura relativa all’”imprestito apparati e manifattura per la funzione di N.S. del Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

99,30 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

45,08 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire da “offerta oratorio festa S. Rocco”.

 

1911

 

La Parrocchia spende:

65 lire per “musica festa S. Rocco – chiesa”,

240 lire per “banda processione”,

12 lire per “portatori fanali e cassa festa Carmine e S. Rocco”,

33,20 per “vino – Carmine e S. Rocco per musica”.

 

La Parrocchia incassa:

93 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

51,57 lire da “novena e festa”,

6 lire da “venditori piazzale San Rocco”,

25 lire da “offerte dell’oratorio festa S. Rocco”.

 

 

1912

7 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare il maestro Rossi per la musica in chiesa e la banda di Pontedecimo per la processione.

 

La Parrocchia spende:

65 lire per “musica chiesa festa San Rocco”,

240 lire per “banda processione”,

120 lire per “apparati festa Carmine e S. Rocco

34,10 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

1,50 lire per “mance trasporti fanali”.

 

La Parrocchia incassa:

105,15 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

44,72 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire da “offerta dell’oratorio festa S. Rocco”.

 

1913

6 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare la banda di Pontedecimo e dà mandato al Parroco di provvedere per la musica in Chiesa e per l’”apparatore” della Chiesa.

 

La Parrocchia spende:

240 lire per “banda Pontedecimo festa S. Rocco”,

85 lire per “musica in chiesa”,

37,10 per “vino feste Carmine e S. Rocco”,

8 lire per “portatori cassa Carmine e S. Rocco”,

2 lire per “portatori fanali”,

90 lire per “apparatore feste Carmine e S. Rocco”.

La Parrocchia incassa:

107,13 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

55,83 lire da “raccolta novena e festa”,

25 lire da “offerta oratorio”.

 

1914

5 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare la banda di Pontedecimo per la festa di S. Rocco per prestare servizio durante la processione. Per la musica in chiesa, e per l’apparatore, si dà, “come il consueto, mandato al Parroco di provvedere”.

 

La Parrocchia spende:

80 lire per “musica festa di S. Rocco in chiesa”,

30 lire per “elemosina per messe sacerdoti detta festa”,

120 lire per “banda processione S. Rocco”,

90 lire per “apparatori festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

96,69 lire da “raccolta festa S. Rocco”,

54,19 lire da “novena e festa”,

3,05 lire dall’”offerta venditori piazzale S. Rocco”.

 

1915

4 luglio: la Fabbriceria stabilisce di fare le feste come in passato, “tranne la banda, essendo state proibite le processioni per la guerra”.

 

La Parrocchia spende:

65 lire per “musica chiesa festa S. Rocco”,

10 lire per “discorso detta festa”,

20 lire per “n. 4 sacerdoti con messe per detta festa”,

3,90 per “400 medaglie distribuite in Parrocchia”,

20 lire per “apparatore festa S. Rocco”,

5 lire per “trasporto apparati”.

16 agosto 1915: Ravara Gio Batta tappezziere emette una fattura “per imprestito apparati e manifattura funzione di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

70 lire da “novena e festa S. Rocco”,

11 lire da “cassetta cappella”,

25 lire “dalla Congregazione N.S. del Rosario per festa S. Rocco”.

 

1916

9 luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare “come il consueto” la festa di San Rocco e dà mandato al Parroco di “fissare musica per la Chiesa ed apparatore”. “Attesa la guerra, e lo stato doloroso della Parrocchia”, si decide di “non andare alle case per le consuete offerte, lasciando a ciascuno facoltà di offrire a piacimento”.

 

La Parrocchia spende:

75 lire per “musica festa S. Rocco”,

10 lire per “onorari per discorso”,

25 lire per “quattro messe offerte sacerdoti”.

31 dicembre 1916: Ravara Gio Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

75,68 lire da “novena e festa S. Rocco”,

25 lire da “raccolta dell’oratorio per festa S. Rocco”.

 

1917

1° luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare la festa di S. Rocco come in passato, tranne la banda, “essendo proibite le processioni” e dà incarico al Parroco di provvedere “a quanto si richiede”.

 

La Parrocchia spende:

85 lire per “musica festa S. Rocco”,

10 lire per “discorso”,

10 lire per “trasporto apparati”,

10 lire per “elemosina per messe”,

100 lire per “apparatore Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

61,36 lire dalla “raccolta novena e festa S. Rocco

25 lire dall’”offerta dell’oratorio”.

 

1918

7 luglio: la Fabbriceria incarica il Parroco di provvedere “a quanto abbisogna”.

                         

La Parrocchia spende:

85 lire per “musica festa S. Rocco”,

20 lire per “onorario panegirista”,

15 lire per “tre sacerdoti con Messa detta festa”.

16 dicembre 1918: Ravara Gio Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

76 lire da “raccolta novena e festa S. Rocco”,

18 lire dalla “cassetta delle offerte”,

25 lire dall’”oratorio per festa S. Rocco”.

 

1919

6 luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare le feste del Carmine e S. Rocco “con speciale solennità, essendo ritornati i soldati dopo la guerra alle loro famiglie, in modo particolare la festa di S. Rocco, per intercessione di questo santo essendo andate immune la Parrocchia dal morbo pestilenziale, che tante vittime seminò nelle vicine popolazioni”.

 

La Parrocchia spende:

150 lire per “musica in chiesa – festa S.Rocco”,

320 lire per “banda per processione”,

44 lire di “spesa pervino

20 lire per “panegirico detta festa”,

12 lire per “ristoro ai prigionieri nel preparare strade e processione”,

120 lire per “apparato festa Carmine e S.Rocco”.

22 agosto 1919: Ravara Gio Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

243 lire per “raccolta festa S. Rocco intorno alla Parrocchia”,

153,30 lire durante “novena e giorno S. Rocco”,

25 lire “dall’oratorio per sopradetta festa”,

1128 lire per la “nuova cassa – raccolta in parrocchia”.

 

1920

4 luglio: la Fabbriceria delibera di celebrare la festa di S. Rocco come in passato. “Essendo state proibite le processioni dalla superiore autorità civile, si delegò il Parroco a fare il possibile affinché fosse revocato il divieto”.

 

La Parrocchia spende:

350 lire per la “banda processione San Rocco”,

180 lire per “musica in chiesa”,

20 lire per “panegirico detta festa”,

160 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”.

4 agosto 1920: il cesellatore Antonio Terrile fornisce 4 “ornati per illuminazione per la cassa di San Rocco” e “20 bussolotti per candele in metallo cesellato eseguiti su disegno, completamente argentati fissati su armatura in ferro”.

31 dicembre 1920: Ravara Gio. Batta tappezziere emette fattura “per imprestito apparati e manifattura per funzione di S. Rocco” pari a Lire 65,00.

 

La Parrocchia incassa:

224,75 lire in quartiere “Chiesa”,

153,35 lire in quartiere “Grone”,

90,60 lire in quartiere “Casale”,

90,20 lire in quartiere “Pernecco”,

107,90 lire da “novena e festa – raccolta in chiesa”,

70,20 lire dalla “cassetta”,

25 lire dalle “offerte dell’oratorio”.

 

 

1921

3 luglio: la Fabbriceria dà incarico all’Arciprete di provvedere agli “apparati” per la solennità di San Rocco, come pure alla musica in chiesa e alla banda nella processione; “per soddisfare ad un pio desiderio della popolazione” si decide “lo sparo dei mortaretti”.

 

La Parrocchia spende:

450 lire per “banda festa S. Rocco”,

80 lire per “musica chiesa”,

30 lire per “panegirico e Messa – onorario”,

55 lire per “vino musica”,

9 lire per “candele per illuminazione”,

25 lire per “immagini e medaglie S. Rocco”,

185 lire per “apparatore festa Carmine e S. Rocco”,

100 lire per “vino festa Carmine e S. Rocco”,

30 lire per “trasporto apparati festa Carmine e S. Rocco”,

100 lire per “polvere festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

366,12 lire in quartiere “Chiesa Inferiore”,

196,05 lire in quartiere “Grone”,

130,10 lire in quartiere “Pernecco”,

96,65 lire in quartiere “Casale”,

140 lire durante “novena e festa”,

82,50 lire dalla “cassetta del Santo”,

25 lire dell’”oratorio per la festa S. Rocco”,

3.800 lire da “ricavo lotteria”.

 

1922

 

La Parrocchia spende:

425 lire per “musica processione”,

50 lire per “maestro musica e Messa”,

30 lire per “onorario panegirico”,

80 lire per “cinque sacerdoti Messa”,

280 lire per “apparato Carmine e S. Rocco”,

45 lire per “imprestito lampadine”,

42 lire per “vino festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

318,15 lire nel quartiere “Chiesa superiore”,

336,10 lire nel quartiere “Chiesa inferiore”,

155,20 lire in quartiere “Pernecco”,

65 lire in quartiere “Casale”,

45 lire da “cassetta del Santo”,

171 lire durante “raccolta novena e festa”.

 

1923

1° luglio: la Fabbriceria invita la banda di Rivarolo, essendosi sciolta quella di Bolzaneto, e “riguardo all’apparato” affida al Parroco di “provvedere come in passato”.

 

La Parrocchia spende:

650 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

50 lire per “trasporto da Rivarolo a Bolzaneto - festa Carmine e S. Rocco”,

50 lire per “maestro musica chiesa”,

25 lire per “onorario predicatore”,

160 lire per “trasporto banda Carmine e S. Rocco”,

170 lire per “apparati San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

154 lire durante “raccolta novena e festa”,

101 lire dalla “cassetta del Santo”,

209,10 lire in “Quartiere superiore”,

336 lire in “Quartiere inferiore”,

173 lire in “Pernecco”,

79,40 lire in “Casale”,

25 lire dall’ “oratorio”.

 

1924

6 luglio: riguardo alla festa di S. Rocco, la Fabbriceria stabilisce “di farla doppia, cadendo in sabato, accompagnandola con una lotteria per supplire alle spese dei ristori della chiesa”. Perciò decide di invitare la banda della S.O.C. di Rivarolo per la festa del 16 e quella della S.O.C. di Voirè per quella del 17 e “di apparare la cappella di S. Rocco nel miglior modo possibile”.

 

La Parrocchia spende:

650 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

50 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “onorario Messa e panegirico (sera)”,

25 lire per “onorario panegirico (mattino)”,

15 lire per “onorario S. Messa e processione”,

150 lire per “trasporto banda da Bolzaneto e Pedemonte e viceversa”,

50 lire per “S. Messa e panegirico – seconda festa S. Rocco”,

288 lire per “polvere mortaretti”,

524 lire per “vitto banda - giorno 16,

350 lire per la “banda giorno 17,

104 lire per “refezione detta banda”,

86 lire per “vino bande e sparatori”,

155 lire per “apparatore festa San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

250 lire per “raccolta novena e festa”,

83,50 per “cassetta del Santo”,

327,25 lire nel quartiere “Chiesa”,

233,70 nel quartiere “Grone”,

167,50 nel quartiere “Pernecco”,

84,30 nel quartiere “Casale”.

 

1925

5 luglio: la Fabbriceria stabilisce di addobbare “festosamente” la cappella di San Rocco e di scegliere la banda di Sestri Ponente per la processione.

 

La Parrocchia spende:

1400 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

50 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “onorario quattro sacerdoti”,

335 lire per “apparatore – festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

93,10 lire nel quartiere “Casale”,

176,65 lire nel quartiere “Pernecco”,

416,65 lire nel quartiere “Chiesa”,

224,15 lire nel quartiere “Grone”,

250 lire per “offerte private”,

314,70 durante raccolta “novena e festa di S. Rocco”,

18 lire per “offerte private a mano del Parroco”.

 

1926

4 luglio: la Fabbriceria delibera di invitare la banda di Rivarolo e approva lo sparo dei mortaretti.

 

La Parrocchia spende:

700 lire per “banda festa S. Rocco”,

50 lire per “musica chiesa maestro”,

50 lire per “onorario discorso”,

55 lire per “sacerdoti aiuto funzioni”,

8 lire per “portatori fanali”,

150 lire per “trasporto banda da Bolzaneto a Pedemonte e viceversa” (Carmine e S. Rocco),

170 lire per “apparati festa Carmine e S. Rocco”,

100 lire per “polvere da sparo mortaretti”,

50 lire per “acconto organista Noli”,

142 lire per “trattoria Gelsomino per banda San Rocco”,

25 lire per “vino festa S. Rocco”,

121 lire per “trattoria Cristina per vino Carmine e San Rocco”.

26 agosto 1926: Casassa – Addobbi e Luminarie – emette una fattura per l’”addobbo del Santuario per S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

432,15 lire nel quartiere “Chiesa”,

239,45 lire nel quartiere “Grone”,

183,30 lire nel quartiere “Pernecco”,

94,70 lire nel quartiere “Casale”,

247 lire da “raccolta massari novena e festa”.

 

1927

3 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Parroco di provvedere in tutto, “perché le feste riuscissero solenni”. Invita la banda della S.O.C. di S. Quirico.

 

La Parrocchia spende:

1320 lire per “apparato S. Rocco”

1500 lire per “banda musicale”,

300 lire per “trasporto banda – auto 4 volte”,

200 lire per “novena con predicazione mattino e sera - con Messa”,

390 lire per “musica chiesa tre giorni”,

160 lire per “oratori sacri tre giorni”,

140 lire per “onorari sacerdoti per aiuto nei tre giorni - con Messa”,

60 lire per “trasporto apparati”,

208 lire per “polvere da sparo – mortaretti”,

70 lire per “porto moraretti

567 lire per “vitto – vino – mance per banda tre giorni”,

150 lire per “luce elettrica tre giorni - illuminazione interna ed esterna”,

8 lire per “porto fanali processione San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

529 lire durante “raccolta novena e festa S. Rocco”,

6855 lire da “offerte parrocchiani per centenario S. Rocco”.

 

1928

1° luglio: la Fabbriceria per le feste del Carmine e di S. Rocco decide di invitare la banda della S.O.C. di S. Quirico. “Siccome per le riparazioni alla cappella di S. Rocco sarebbero occorse spese alquanto gravi” si stabilisce che il Parroco insieme con un fabbriciere ed un “massaro” di S. Rocco vada per la Parrocchia a riceve l’offerta dei parrocchiani. “Non potendosi fare una fiera di beneficenza si decise un lotto, comperando due macchine da cucire e qualche altro regalo”.

 

La Parrocchia spende:

25 lire per “trasporto apparati festa S. Rocco”,

461 lire “nell’anno per tutte le feste patronali, compreso il 31 dicembre (vino),

270 lire per “addobbo festa S. Rocco”,

500 lire per “banda festa S. Rocco”

50 lire per “Maestro musica chiesa”,

30 lire per “onorario per panegirico”.

4 agosto 1928: la Tipografia – Legatoria G. Cristianci fornisce al Comitato lotteria S. Rocco 3000 fogli per la lotteria.

 

 

La Parrocchia incassa:

292,80 da “massari per novena e festa S. Rocco”.

 

1929

7 luglio: la Fabbriceria delibera di chiamare la banda musicale della S.O.C. di S. Quirico e per ciò che riguarda la chiesa si stabilisce di addobbare solamente la cappella di S. Rocco, e si dà facoltà al Parroco di procedere “come si conviene” e “di pensare e provvedere a quanto occorre”.

 

La Parrocchia spende:

429 lire per “provvista vino – Carmine e S. Rocco

25 lire per “porto apparati festa S. Rocco”,

299,50 per “apparati festa S. Rocco – Casassa”,

500 lire per “banda musicale festa S. Rocco”,

60 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “onorario S. Messa e discorso”,

8 lire per “porto fanali processione S. Rocco”,

100 lire per “trasporto banda festa Carmine e S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

213 lire durante “raccolta novena e festa San Rocco”,

907,15 lire in Quartiere Chiesa,

757,50 lire in “Grone”,

250 lire in “Pernecco”,

380,30 lire in “Casale”.

 

 

1930

6 luglio: la Fabbriceria decide per la festa di S. Rocco di invitare la banda della S.O.C. di S. Quirico. Il Parroco si offre per andare con un fabbriciere a raccogliere le offerte dei parrocchiani.

 

La Parrocchia spende:

500 lire per “festa di S. Rocco e banda musicale”,

60 lire per “maestro musica chiesa”,

50 lire per “discorso”,

80 lire per “onorario sacerdoti per aiuto funzioni”,

4 lire per “porto fanali”,

25 lire per “trasporto cassa apparati”,

47,90 lire per “illuminazione interna ed esterna cappella S. Rocco – tre giorni”,

59,50 lire per “vino festa di San Rocco”,

325,30 lire per “addobbo e lumiere nella cappella per festa di S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

248,50 lire durante “raccolta in chiesa – novena e festa S. Rocco”

19,00 lire durante “raccolta per festa S. Rocco”.

 

1931

5 luglio: la Fabbriceria decide di chiamare la banda della S.O.C. di Rivarolo.

 

La Parrocchia spende:

600 lire per “banda musicale – festa S. Rocco”,

300 lire per “cinque sacerdoti per detta festa – Messa – discorsi”,

650 lire per “apparato illuminazione interna ed esterna”,

104 lire per “vino festa San Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

343,85 lire in quartiere “Casale”,

153,65 lire in quartiere “Pernecco”,

424,65 in quartiere “Grone”,

537,90 in quartiere “Strada (mattino)”,

165,45 in quartiere “Strada (sera)”,

163 lire durante “raccolta festa e novena”,

15 lire dai “Banchi – piazzale S. Rocco”.

 

1932

 

3 luglio: la Fabbriceria, avvicinandosi la festa di S. Rocco, delibera “di solennizzarla come in passato” e di invitare la banda musicale della S.O.C. della Certosa; per la raccolta delle offerte il Parroco si offerse di andare “attorno alla Parrocchia insieme con un fabbriciere”.

 

La Parrocchia spende:

50 lire per “trasporto apparati Carmine e S. Rocco”,

500 lire per “festa S. Rocco - banda Certosa”,

39 lire per “luce elettrica interna ed esterna”,

15 lire per “custode lotteria”,

12 lire per “operaio”,

6 lire per “falegname”,

10 lire per “porta tavole”,

60 lire per “Banchero – Maestro Musica Chiesa”,

50 lire per “Messa e discorso”,

50 lire per “aiuto confessioni e Messa 2 sacerdoti”,

300 lire per “addobbo S. Rocco”,

71 lire per “spesa vino festa S. Rocco”.

 

 

La Parrocchia incassa:

182,60 lire in quartiere “Casale e Pernecco Inferiore”,

113,95 lire in quartiere “Pernecco Sup.”,

492,10 lire in quartiere “Grone”,

446,75 lire in quartiere “Strada”.

 

1933

 

2 luglio: la Fabbriceria dà incarico al Parroco di provvedere per la festa di San Rocco.

La Parrocchia spende:

600 lire per “banda Certosa”,

50 lire per “Messa e discorso”,

25 lire per “Messa”,

60 lire per “maestro musica chiesa”.

 

La Parrocchia incassa:

187 lire in quartiere “Casale e Pernecco Inferiore”,

136,50 lire in quartiere “Pernecco Superiore”,

314,80 lire in quartiere “Grone”,

560,40 lire in quartiere “Chiesa”,

177,30 lire durante “raccolta novena e festa di S .Rocco”.

 

1934

 

1° luglio: la Fabbriceria per la festa di S. Rocco delibera di “addobbare la cappella, come il consueto, e di invitare nuovamente la banda musicale della Certosa”. Per ricevere le offerte dei parrocchiani, il Parroco “sarebbe andato volentieri con qualche fabbriciere”.

La Parrocchia spende:

493 lire per “apparatore - festa Carmine e S. Rocco”,

550 lire per “banda musicale – festa di S. Rocco”,

60 lire per “maestro cantoria – musica chiesa”,

70 lire per “aiuto sacerdoti e Messa”,

40 lire per “discorso e messa festa S. Rocco”.

 

La Parrocchia incassa:

264,75 lire in quartiere “Grone

471,10 lire in quartiere “Strada”,

104,10 lire in quartiere “Pernecco Alto”

170,45 lire in quartiere “Casale – Pernecco Basso”.

 

1935

 

7 luglio: la Fabbriceria per la festa di S. Rocco decide “di addobbare la cappella come il consueto e di illuminare il campanile” e di invitare la banda musicale della Certosa. Il Parroco si offre “di andare per la parrocchia insieme a qualche fabbriciere, per ricevere le offerte”.

La Parrocchia spende:

270 lire per “apparato festa S. Rocco”,

500 lire per “festa di S. Rocco – banda Certosa”,

60 lire per “D. Firpo – Maestro Musica”,

60 lire per “aiuto sacerdoti”,

40 lire per “panegirico”,

266 lire per “lampadine per illuminazione interna ed esterna – festa San Rocco e Carmine”.

 

La Parrocchia incassa:

230,60 lire durante “raccolta novena e festa di San Rocco”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Frate Corrado di Valenza

Protagonisti alla Cervara

 

 

FRATE CORRADO DI VALENZA

 

Il primo gennaio 1373 frate Corrado di Valenza emette la professione monastica alla Cervara.

 

 

 

 

 

Fonte:

Archivio di Stato di Genova, Archivio Segreto, 1529

Ottobre 1995: San Rocco a Pedemonte

 

Tracce di Pedemonte

 

 

 

OTTOBRE 1995: SAN ROCCO A PEDEMONTE

 

Nell’Archivio Parrocchiale di Pedemonte di Serra Riccò (Genova) sono conservati alcuni documenti che rievocano un fatto di straordinaria importanza avvenuto il 15 ottobre 1995, quando i resti del corpo di San Rocco giungevano a Pedemonte presso il Santuario a lui dedicato, per sostarvi un paio di giorni.

Per comprendere come si era arrivati a tale memorabile evento, occorre prendere le mosse dal contenuto di un articolo scritto da Enrico Tantucci pubblicato sul giornale “La Nuova Venezia” del 24 settembre 1995: si apprende che in occasione del settimo centenario della nascita di San Rocco, che ricorreva in quell’anno, la Curia di Venezia aveva disposto presso la chiesa locale a lui dedicata l’apertura dell’urna che custodisce le spoglie del Santo e la ricomposizione dei pochi resti del suo corpo (lo scheletro era infatti largamente incompleto, come era risultato da un’indagine approfondita condotta da una commissione formata da esperti antropologi).

Compiuta questa operazione, la Curia di Venezia, conoscendo la diffusa devozione per San Rocco nel territorio ligure, procedeva a prestare le preziose reliquie alla Diocesi di Genova per una “tournée religiosa” (come scrive Tantucci) in una decina di chiese intitolate al Santo.

Il programma della “peregrinazione” (questo forse il termine più appropriato), come risulta da un depliant illustrativo, prevedeva nel periodo compreso tra il 28 settembre e il 16 ottobre 1995 soste nelle chiese di Sturla, Recco, Principe, Molassana, Trensasco, Terrile di Uscio, Camogli, Gazzolo e Prà; la tappa conclusiva, prima del rientro a Venezia, era stabilita proprio a Pedemonte, precisamente nei giorni 15 e 16 ottobre 1995.

In vista dell’arrivo del corpo del Santo, l’allora Arcivescovo di Genova Dionigi Tettamanzi scriveva una semplice ma intensa nota pastorale rivolta direttamente ai fratelli e sorelle della Comunità Parrocchiale di Pedemonte, nella quale esprimeva innanzitutto il suo rammarico per non poter essere fisicamente presente a quel “momento di grazia” e la contestuale vicinanza nel cuore; dopo tale premessa, sollecitava i fedeli ad invocare con fiducia San Rocco per la guarigione dei tanti mali fisici e spirituali nel mondo nonché ad imitarlo nella strada del dono di se stessi per amore degli ammalati e dei sofferenti, nella testimonianza del “Vangelo della carità”.

L’Arcivescovo concludeva ricordando queste bellissime parole di Gesù: “Ciò che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Si arrivava così al grande giorno per la comunità di Pedemonte.

Dunque - come efficacemente illustrava Giuseppe Litigio in un articolo pubblicato sul “Settimanale Cattolico” del 31 ottobre 1995 - alle ore 17,22 di quella domenica 15 ottobre 1995, a bordo di un automezzo, l’urna con le reliquie di San Rocco arrivava presso il piazzale davanti alle Scuole Medie, accolta dalle autorità civili e religiose, nonché da una grande folla in trepidante attesa, composta da circa cinquemila persone; dopo gli squilli di tromba, la banda intonava l’inno a San Rocco, mentre le campane suonavano a distesa in un’atmosfera di grande gioia, emozione e commozione: molti, tra i presenti, non riuscivano a trattenere le lacrime.

Dopo alcune brevi preghiere, l’urna veniva portata processionalmente nel Santuario di San Rocco, dove alle ore 18 veniva celebrata la solenne celebrazione eucaristica presieduta da Monsignor Luigi Noli (scomparso nel gennaio 2015).

Nell’omelia (il cui testo è disponibile in uno scritto conservato nell’archivio parrocchiale, al pari delle omelie pronunciate da Monsignor Grone e da Don Ridella nelle Sante Messe del giorno seguente) Monsignor Noli, dopo avere esordito rimarcando ai fedeli l’eccezionalità dell’evento in corso, si produceva in una puntuale e documentata disamina del significato del culto delle reliquie dei santi, precisando che esso, espressamente autorizzato ed anzi promosso dalla Chiesa nel concilio di Trento, non deve però confondersi con l’adorazione, da riservarsi esclusivamente a Dio.

Monsignor Noli formulava inoltre alcune riflessioni sulla corporeità e sulla dignità del corpo, assumendo come riferimento e modello proprio la figura di San Rocco, che “del suo corpo ne ha fatto uno strumento di salvezza, di grazia, di santità, espresse nel modo più sublime, che è la carità”.

Monsignor Noli esortava i fedeli ad andare a Gesù Cristo, il quale, “per poterci ridare il nostro corpo, ha inventato una cosa: l’Eucaristia”. Rivolgendosi poi in particolare ai giovani presenti, così si esprimeva: “si gioca facilmente col corpo, finché si è in primavera, come si gioca con le piante e con i fiori. Attenti! Se questo corpo lo conservate col carisma della grazia, ve lo ritroverete glorioso. Magari consumato nella carità e nel lavoro e nella sofferenza. Ma lo ritroverete”.

Monsignor Noli concludeva l’omelia invocando direttamente San Rocco, con la manifestazione del desiderio di imitarlo, e con la lode a Gesù Cristo.

Nonostante lo spessore dei temi trattati e la solennità del momento, non mancavano nell’omelia alcuni passaggi più lievi: esempio di ciò è l’invito a quanti intendessero recarsi a Venezia a lasciar perdere la gondola “che vi viene il mal di mare” (proprio così si esprimeva nei confronti dei fedeli!) e a non limitarsi a vedere la celeberrima chiesa di San Marco, ma a visitare anche il complesso della chiesa e della Scuola Grande di San Rocco.

 

Anche la meditazione contenuta nell’omelia pronunciata da Monsignor Grone nella Santa Messa delle ore 9 del 16 ottobre 1995 era imperniata sull’umanità di San Rocco, “diventata veicolo della grazia di Dio, della sua umanità che si è messa a disposizione del Signore” e sull’importanza del nostro corpo, attraverso il quale Dio entra in noi. Proprio come è successo a San Rocco, attraverso le cui membra Dio è entrato ed uscito.

Monsignor Grone concludeva l’omelia con un ringraziamento a Dio, per il dono concesso a lui e ai fedeli presenti di essere davanti al corpo di San Rocco a 700 anni dalla sua nascita.

La successiva Santa Messa delle ore 10 e 30 veniva celebrata da Don Ridella; al centro della sua riflessione si poneva la contemplazione della santità: “tutte le volte che noi contempliamo le meraviglie della santità della Chiesa, dei suoi Santi, noi contempliamo l’amore, la presenza di Gesù; contemplando le meraviglie di San Rocco, nel settecentesimo anniversario della sua nascita, noi diciamo la grandezza, l’amore, il cuore di Gesù”.

Don Ridella esprimeva inoltre il ringraziamento a Dio per avere donato alla Chiesa San Rocco ed esortava i fedeli a vivere il Vangelo dell’amore e della carità, richiamandosi espressamente alle parole dell’Arcivescovo di Genova.

Dall’articolo di Giuseppe Litigio, citato in precedenza, è anche possibile risalire ad un passaggio dell’omelia pronunciata da Monsignor Binini, Vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, nella celebrazione conclusiva della “peregrinatio”: “Siamo pellegrini tutti, come Rocco di Montpellier, pellegrini in attesa di raggiungere la meta ed esprimiamo nel canto questo nostro desiderio e viviamo nel canto la nostra speranza. Diciamoglielo al Signore che noi lo ringraziamo della fede che ci ha dato e a San Rocco, nostro Patrono, noi chiediamo il grande dono del paradiso di mantenerci nella fede dei nostri padri”.

Fra gli altri interventi di cui fa cenno Giuseppe Litigio si segnala quello di un esponente del Sermig (Servizio Missionario Giovani), in rappresentanza del fondatore Ernesto Oliviero, il quale formulava un pensiero particolare per i giovani, spesso privi di punti di riferimento, per poi aggiungere che “senza preghiere, senza la lettura della parola di Dio, senza una profonda unione con il Signore, non hai nulla da dire. E allora non ce la si fa e si molla tutto”. Proprio sulla preghiera si fonda infatti l’intensa attività svolta dal Sermig in favore dei poveri e dei bisognosi.

Tra i documenti conservati nell’archivio c’è anche il breve discorso finale pronunciato dall’allora Parroco di Pedemonte Don Michele Repetto, contenente i ringraziamenti verso quanti avevano collaborato all’evento a vario titolo ed in particolare verso il Vescovo di Massa e Pontremoli. Oltre a ciò, il Parroco provvedeva a tracciare un breve bilancio, nel quale in particolare riscontrava la grande partecipazione e la grande emozione vissuta in quei due giorni dalla comunità parrocchiale.

A conclusione della “peregrinatio”, il Parroco invitava i fedeli ad apprendere il linguaggio della carità, che si fa intendere da tutti, proprio sul modello di San Rocco.

L’urna con le reliquie di San Rocco partiva da Pedemonte alle ore 21,53 del 16 ottobre 1995, per tornare alla volta di Venezia (anche questa dettagliatissima informazione è assunta dal più volte citato articolo di Litigio). Seguiva poi una importante appendice: una delegazione della Parrocchia nei giorni successivi, precisamente il 19-20-21 ottobre 1995, si sarebbe infatti recata in pellegrinaggio a Venezia sulle orme di San Rocco, per poi essere ricevuta dal Patriarca Marco Cé.

L’importanza di questo evento è attestata dunque dal notevole afflusso di fedeli con riferimento sia alle varie celebrazioni eucaristiche sia ai momenti riservati alla preghiera e alla venerazione del corpo del Santo (si segnala che il Santuario era rimasto appositamente aperto per tutta la notte tra il 15 e il 16 ottobre), dalla rilevanza dei celebranti (fra i quali, come si è visto, era compreso anche un Vescovo) e degli ospiti intervenuti; ad ulteriore conferma dell’importanza dell’evento, si segnala che anche il quotidiano “Il Secolo XIX” vi dedicava spazio, precisamente a pagina 22 dell’edizione di sabato 14 ottobre 1995: nel breve articolo, intitolato “Cerimonie a Serra Riccò”, si illustrava il programma di massima, cominciando dal previsto intervento di Ernesto Oliviero (poi sostituito da altro esponente del Sermig, come si è detto in precedenza) la sera di quel sabato, per terminare con la Messa solenne delle ore 20 del successivo lunedì 16 ottobre 1995.

Tuttavia, lo spessore dell’evento qui evocato è dato soprattutto dal suo significato spirituale, considerata la plurisecolare devozione della comunità di Pedemonte verso San Rocco; anche a tale proposito si ritiene opportuno richiamare le parole di Giuseppe Litigio (con le quali si conclude) nell’articolo pubblicato sul “Settimanale Cattolico”, che esprimono -molto sinteticamente ma anche molto efficacemente- la sostanza di quanto è davvero accaduto a Pedemonte nei giorni 15 e 16 ottobre 1995: “il venerato corpo di San Rocco, il Santo Patrono, il Santo Protettore, il Santo tante volte invocato e pregato tornava a Pedemonte, là dove, poco meno di sette secoli addietro, si era fermato da pellegrino, sanando e beneficando”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 Tracce di Pedemonte

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