La lapide in sacrestia

 

 

Parole su marmo

 

 

LA LAPIDE IN SACRESTIA

 

Una lapide ricorda l’impegno per il parroco della SS. Annunziata di Pedemonte di Serra Riccò (Genova) di celebrare due messe alla settimana in suffragio dell’anima di Damiano Comotto, in memoria del quale è stato eretto anche un altare dedicato ai santi Paolo e Agostino (altra dedicazione illeggibile). Il promotore dell’iniziativa è Giovanni Andrea, figlio del defunto, che ha elargito una donazione documentata negli atti del notaio Giovanni Cristoforo Cavaleri in data 11 gennaio 1642.

L’atto notarile redatto da Giovanni Cristoforo Cavaleri (Archivio di Stato di Genova, Notai antichi 7016) permette di conoscere qualche dettaglio relativo alla vicenda. Il documento fu rogato a Genova, con Andrea Casissa e Giovanni Battista Podio come testimoni, e nel testo si legge della “tabula marmorea” da collocare in sacrestia dove, scolorita e con qualche abrasione, continua a illustrare la memoria dell’evento.

Il donatore era di professione casearius cioè formaggiaio e, dopo la sua morte, il suffragio sarebbe stato esteso anche alla sua anima e a quelle dei suoi successori.

La carta notarile infine rivela che la dedicazione dell’altare illeggibile nella lapide era alla Beata Vergine del Rosario.

Portofino – Chiesa di San Martino

 

 

Altari e reliquie

 

 

 

PORTOFINO – CHIESA DI SAN MARTINO

 

Tra due monasteri, la Cervara e San Fruttuoso, il viaggio di monsignor Bosio passa da Portofino iniziando dalla chiesa di San Martino dove la sacra eucaristia andrà rinnovata ogni otto giorni.

Altra raccomandazione riguarda le due pissidi che dovranno essere dorate entro un mese e la maggiore sarà usata per amministrare la comunione al popolo mentre la minore si destinerà per portarla agli infermi. Il capitolo VI della Sessione XIII del concilio di Trento (11 ottobre 1551) così recita “Che poi la stessa santa eucaristia venga portata agli infermi, e che venga diligentemente conservata nelle chiese, oltre che essere sommamente giusto e ragionevole, è anche comandato da molti concili ed è stato predicato con antichissima consuetudine dalla chiesa cattolica. Questo sinodo, perciò, stabilisce che quest’uso del tutto salutare e necessario debba essere conservato”

Alcuni arredi sacri dovranno essere ammodernati a spesa della confraternita del Santissimo Sacramento.

Il fonte battesimale visto da Monsignor Bosio durante la visita sarà destinato alla conservazione dell’acqua benedetta e spostato al lato destro della porta d’ingresso; al suo posto, entro otto mesi, ne sarà preparato un altro di forma ovale su modello di quello della chiesa metropolitana di san Lorenzo.

Nella parete presso l’altare maggiore dovrà essere costruito un luogo dove riporre gli arredi sacri (sacrarium).

La mensa dell’altare maggiore sarà coperta da cerata tela difficile da spostare.

Dovranno essere demoliti entro quindici giorni gli altari di san Sebastiano, santa Lucia, santa Caterina e santa Maria essendo indotata, brevia et suppellectile destituta.

Gli altari di san Rocco e della confraternita femminile di Maria Vergine saranno ingranditi ed ornati con paramenti decorosi ed in numero sufficiente a spese di coloro qui in eis pretendunt, altrimenti verranno distrutti, trasferendo il titolo di san Rocco all’altare maggiore. Durante i lavori non si potrà celebrare presso tali altari.

Entro un anno dovranno essere procurati altri arredi e paramenti con grande spesa dei parrocchiani (cum summu parochianorum sumptu).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

Archivio di Stato di Genova, Manoscritti 547

S. Aprosio, Vocabolario ligure storico-bibliografico sec. X-XX, Savona, 2002

G. Bedouelle, Strumenti per la diffusione del Tridentino in Storia della Chiesa (vol. XV/II) a cura di A. Fliche-V. Martin, Milano, 1992

N. Calvini, Nuovo glossario medievale ligure, Genova, 1984

Ch. Du Cange, Glossarium mediæ et infimæ latinitatis, Niort, 1886

Portofino – Chiesa di San Giorgio

 

Altari e reliquie

 

 

 

 

 

PORTOFINO – CHIESA DI SAN GIORGIO

Nella chiesa di san Giorgio l’attenzione di Monsignor Bosio è rivolta alle reliquie del martire che dovranno essere protette da polvere, sporcizia e ingiurie da parte degli uomini e del tempo. I sacri frammenti saranno involti in un panno di seta rossa (serico panno rubro) e poi sistemati in una cassa di marmo con coperchio, sempre di marmo, sistemato con fibbie di ferro. Il tutto andrà inserito in un’altra cassa d’argento o almeno di stagno dorato (argentea saltem stamnea inaurata). La cassa andrà saldata in ogni lato col piombo perché non resti alcuna fessura (rimula ulla) e verrà aggiunta una tavoletta con inciso il nome del santo.

Le reliquie così sistemate saranno benedette con una preghiera (prece benedicantur) e collocate sull’altare circondato da lampade sempre accese. In un luogo ben visbile (conspicuo loco) sarà collocata una targa di marmo o pietra con il nome del santo per non perderne mai memoria.

Le esortazioni alla custodia dei resti riportano alla sessione XXV del concilio di Trento (3-4 dicembre 1563) che puntualizza la devozione per quei corpi “per mezzo dei quali vengono concessi da Dio agli uomini molti benefici” e condanna chi sostiene che “invano si frequentano i luoghi della loro memoria (dei santi) per ottenere il loro aiuto”.

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

Archivio di Stato di Genova, Manoscritti 547

S. Aprosio, Vocabolario ligure storico-bibliografico sec. X-XX, Savona, 2002

G. Bedouelle, Strumenti per la diffusione del Tridentino in Storia della Chiesa (vol. XV/II) a cura di A. Fliche-V. Martin, Milano, 1992

Frate Raffaele

 

 

Protagonisti alla Cervara

 

 

FRATE RAFFAELE

Il 25 aprile 1373 frate Raffaele emette la professione monastica alla Cervara.

 

 

 

 

Fonte:

Archivio di Stato di Genova, Archivio Segreto, 1529

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