Le Professioni Monastiche

 

LE PROFESSIONI MONASTICHE

 

Nell’unità archivistica 1529 del fondo “Archivio Segreto” dell’Archivio di Stato di Genova è conservato un registro di dichiarazioni di coloro che entrano a far parte della comunità monastica.

Il registro misura 240x180 mm., è composto da 270 carte ed è rilegato con pergamena di recupero. A sinistra della prima di copertina, in scrittura seicentesca, si legge Cartulę professionum monacorum Silvarie ab anno 1361. Le notazioni archivistiche sono: Cassetto 18 n° 33 – Armario I; di mano recente sono le scritte: VIII e A. S. 1529.

Il registro contiene in totale 270 professioni monastiche, le quali sono comprese cronologicamente fra l’anno della fondazione della Cervara e il XVIII secolo; alcune sono senza data.

Il formulario base di ogni dichiarazione è il seguente: Ego frater ..... promitto stabilitatem meam et conversionem morum meorum et obedienciam secundum regulam sancti Benedicti coram Deo et sanctis eius in hoc monasterio, quod est constructum in honore sancti Ieronimi, in presencia domini ….. prioris et aliorum fratrum.

Le parole si rifanno certamente al capitolo LVIII della Regola di San Benedetto, dedicato all’accettazione dei fratelli, in cui, riferendosi al suscipiendus, cioè al novizio, si legge: […] coram omnibus promittat de stabilitate sua, et conversione morum suorum, et obedientiam, coram Deo et Sanctis eius.

Il passo così continua: De qua promissione sua faciat petitionem ad nomen sanctorum quorum reliquiae ibi sunt, et abbatis praesentis. Quam petitionem manu sua scribat: aut certe, si non scit litteras, alter ab eo rogatus scribat; et ille novitius signum faciat, et manu sua eam super altare ponat.

Seguono altre indicazioni per il cerimoniale e il capitolo termina esortando affinché la petitio non sia restituita al novizio, sed in monasterio reservetur.

In alcuni casi un signum crucis compare nel protocollo o nell’escatocollo.

Alcune formule iniziano con l’invocazione, per esempio:

In Christi nomine, amen;

In nomine Christi et Sancte Trinitatis et beati Ieronimi presbiteri et doctoris, amen;

In nomine Domini nostri Iesu Christi et Virginis Marie;

In nomine Domini nostri Yhesu Christi et beatissime Virginis Marie ac beati Ieronimi;

In nomine Sancte Trinitatis, amen;

In nomine Sancte Trinitatis et beati Hieronimi, amen;

In nomine Sancte Trinitatis et beati Ieronimi presbiteri et doctoris;

In nomine Yhesu Christi et Sancte Trinitatis ac beatissimi Ieronimi presbiteri, amen.

Gli scriventi sono sempre molto scorretti, offrendo varianti improbabili di molte parole. Esempi dei casi che ricorrono più frequentemente sono: alliorum per aliorum; amem per amen; Benediti per Benedicti; comverssacionem per conversationem; comstructo per constructo; confesoris, cumfesoris per confessoris; converssionem, converxionem, cumversionem, cunversionem per conversionem; construttum, cumstructum, cunstructum per constructum; domni, dompni, donni, donpni per domini; dotoris per doctoris; Francisscus per Franciscus; hobedienciam per obedientiam; prexencia, preçentia per presentia; promicto, promito per promitto; regullam per regulam; santi per sancti; stabillitatem per stabilitatem.

Si ipotizza che alcune professioni siano state prodotte dalla stessa mano, capace di una scrittura elegante e curata, simile a una libraria. Le altre dichiarazioni presentano grafie con varie caratteristiche, che frequentemente si ripetono per più di un caso. E’ quindi molto probabile che, come esorta la Regola, il professo incapace di scrivere fosse aiutato da un confratello letterato.

In pochi casi la formula si conclude con la sottoscrizione dell’interessato.

Nella maggioranza dei casi il monaco viene presentato con il solo nome di battesimo; negli altri l’identificazione è più precisa grazie al nome di famiglia e/o alla provenienza.

Nella professione XXVII di frate Francesco, avvenuta il giorno 11 novembre 1369, la data è precisata nominando il santo del giorno (in sancto Martino episcopo).

 

La data topica è sempre il monastero della Cervara, tranne in due casi: la professione monastica di frate Marco, avvenuta il 28 dicembre 1370 a Genova, nella chiesa di San Silvestro, propter guerras occurrentes; la professione di frate Giovanni di Siviglia, avvenuta il 24 giugno 1375 a Pisa, presso il monastero di San Paolo a Ripa d’Arno, habita ibi habitatione tempore famis.

Gerolamo, il santo a cui è dedicato il monastero della Cervara, viene indicato con vari titoli: confessor, confessor et doctor, doctor, doctor et presbiter, presbiter, presbiter et cardinalis, presbiter et doctor.

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