San Rocco e il suo corpo

 

Ottobre 1995: San Rocco a Pedemonte

 

 

 

SAN ROCCO E IL SUO CORPO

 

 

 

Omelia di Monsignor Luigi Noli nella Santa Messa delle ore 18 del 15 ottobre 1995 in occasione della peregrinazione delle reliquie di San Rocco nel Santuario di Pedemonte di Serra Riccò (Genova).

 

 

Questo è un avvenimento eccezionale, carissimi, che non penso avverrà ancora se non tra qualche secolo. Abbiamo sempre noi pellegrinato qui in questa Chiesa ed in tutte le Chiese e cappelle dedicate a San Rocco, ma, stavolta, è San Rocco che è venuto da noi. Qualche ragazzo mi chiederà: “Ma qui c’è solo un po’ di ossa”.

Ricordatevi che le ossa fanno parte di diritto della persona umana. San Rocco è il proprietario di queste sue ossa. La sua anima che è in Dio, in Cielo, sorveglia quello che è suo. E ci sono gli Angeli che, come sorvegliano noi, la SS. Eucaristia, sorvegliano tutto quello che è sacro. La predica di stasera ha soltanto un tema: San Rocco che dice che cosa ha fatto del suo corpo. Tutto qui.

Ma prima devo fare una brevissima nota di catechismo, perché qualcuno, e c’è tanta gente qui stasera, si può chiedere: “Ma, questi Preti del ventesimo secolo, che sanno che c’è tanta scelta e si fermano ancora a un po’ di ossa spolpate, sono mica dei feticisti, dei pagani?” Rispondo: Il culto delle reliquie delle persone sacre, sia diretto, come può essere il proprio corpo che a volte non è andato consunto nella macerazione ed è rimasto tale e quale, oppure le loro ossa, è stato sempre coltivato nella Chiesa. E il Concilio Vaticano del Concilio Ecumenico di Trento, nella 25ma sessione ha detto che la Chiesa è autorizzata a venerare, non ad adorare (si adora solo Iddio e l’Eucaristia perché è Dio) a venerare1 le reliquie dei Santi. Del resto le catacombe sono sempre state la prima pagina di venerazione delle ossa dei martiri. Ma c’è anche una relazione un tantino che sembra più larga2. Vi ricordate di quella donna ridotta in miseria, perché emofiliaca, che non ha trovato rimedio alla sua malattia? Ha detto: “Se riesco a toccare soltanto un lembo del mantello del Signore sarò guarita”. E così fu.

Il Signore pressato dalla folla, come stasera, dice: “Chi mi ha toccato?” Ed uno degli Apostoli: “Maestro, ti sono addosso tutti”. La donna gli si butta ai piedi. E il Signore dice: “Abbi fiducia, sei guarita!” Il lembo del mantello.

Negli Atti degli Apostoli è scritto che Paolo guarì una persona che aveva in mano il suo fazzoletto. Era riuscita ad impossessarsi del fazzoletto. E l’ombra di Pietro che passava, di Pietro, guariva i malati. C’è una relazione quindi. Noi non siamo dei feticisti e neanche dei materialisti, ma sappiamo benissimo che del corpo, come dello spirito, è autore Dio ed ha il manto della Divinità, quindi merita tutto rispetto e la venerazione.

Ed ora che siamo al tema, stanotte, stasera, parlando con voi, spero di non deludere le vostre speranze e tanto meno di non sentirmi tirare le orecchie, quando le avrò di nuovo in via resurretionis3 da San Rocco.

San Rocco del suo corpo ne ha fatto uno strumento di salvezza, di grazia, di santità, espresse nel modo più sublime, che è la carità. Poteva fare quello che voleva, quello che fanno i giovani di oggi. Fu giovane anche lui, anzi è morto neanche quarantenne. Ha preso il suo corpo, guidato dalla sua intelligenza e ne ha fatto strumento di salvezza e di grazia. Ha rinunziato alle ricchezze, che sono un gran fastidio, ha rinunziato a tutti i clamori, che sono un altrettanto grande fastidio di stordimento e si è messo per la strada a fare il catechista e l’infermiere. Il catechista. Perché serviva in nome di Dio e doveva dirglielo. Dissero: “Perché fai questo?” “Perché il Signore me lo comanda”. “Ma chi è questo Signore?” “E’ l’autore del cielo e della terra e della tua anima e del tuo corpo e della tua volontà e della tua libertà”.

Ha dato tutto se stesso. Ha passato la sua gioventù servendo i malati, prodigandosi per i malati ed occupandosi della gente di cui nessuno si occupava. Del suo corpo ne ha fatto uno strumento nelle mani di Dio.

“Signore, fai di me quello che Tu credi!” E il Signore lo ha fatto diventare il diacono della carità. Ovunque è arrivato, ovunque è passato, anche la sua ombra parlava di Dio.

“Ecco cosa ho fatto” – dice San Rocco – “del mio corpo”.

E dirà: “Ho visto anche cosa avete fatto voi del mio corpo”.

Qui c’è poca roba. Direi che quasi tutta l’Europa è andata a rubare a San Rocco un po’ delle sue ossa. Qui c’è rimasto ben poco. Se ne gloria Venezia. Ne ha diritto. Andando a Venezia, lasciate perdere le gondole, che vi viene il mal di mare. Non andate a vedere soltanto San Marco. Andate a vedere la scuola di San Rocco e la Chiesa di San Rocco. “Ed il Trionfo del Tintoretto” – mi direte voi – “del più grande pittore del ‘700”. Andatelo a vedere.

Quest’uomo ha reso sublime un corpo che era macerato non dalla colpa, ma dalla colpa degli altri, dalla sofferenza, dalle astensioni, dai sacrifici, dal lavoro enorme, sfinito. L’ha espresso nella volta della Chiesa di Corsolo al monte. San Rocco fu un Angelo in carne. Ecco la definizione di San Rocco. Cosa ne ho fatto del mio corpo? E di lì ne ho visto che cosa ne avete fatto voi. Ve ne siete portati via dei pezzetti. Sì, Prevosto di Orero, te l’ho dato io quel piccolo pezzetto che avevo di reliquie di San Rocco. Me l’ha dato Monsignor Zuccarina perché si era perduto, si era perduto, adesso tenetelo caro. C’è quasi più niente da prendere.

Secondo: “Cosa vi dico di fare del vostro corpo?” Vedete, ragazzi, del corpo rimane lentamente solo quello. Poi anche quello diventa polvere. Fa tutto il suo ciclo.

Gesù Cristo, per poterci ridare il nostro corpo, ha inventato una cosa: l’Eucaristia. Se vi leggete il capitolo sesto di Giovanni, c’è scritto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in me”. E poi aggiunge. C’è una bella virgola. E aggiunge: “Ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Tocca a Lui. E’ il supremo atto di regalità. Dio è Padrone del cielo e della terra. Ma, quando si tratta dell’uomo, che ha fatto ad immagine di Dio, nonostante i peccati che deformano l’immagine di Dio, Colui, che sulla croce ci ha salvati ed ha pagato per noi, ha il diritto regale di ridarci il corpo. E ce lo darà. Nella perfezione della virtù, se l’abbiamo seguita. E lo ridà anche ai dannati. Dio è giusto per tutti. “Ve lo darò”.

Allora cosa dovete fare del vostro corpo? Ce lo dice San Rocco. Voi sapete che il corpo è soprattutto la struttura portante del corpo, è la struttura ossea. Noi non siamo dei molluschi. Abbiamo quindi un parametro che ci tiene eretti nella dignità della nostra statura.

Figli di Dio significa che dobbiamo portare il peso della nostra vita, le responsabilità della nostra vita, dobbiamo portare le responsabilità del nostro Battesimo. Ecco cosa ne ha fatto del suo Battesimo. Ha messo il suo corpo a servizio del Battesimo, al servizio dei Sacramenti, al servizio della carità.

Voi portate in questa forma geometricamente, artisticamente (perché c’è un’architettura bellissima nel vostro corpo). Voi dovete metterci le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. E le legate bene ai due misteri fondamentali: Unità e Trinità di Dio. Incarnazione, passione e morte e risurrezione di Gesù Cristo. Con questi parametri, con questa struttura delle nostre ossa, sapete che la carne segue. La carne, anche se va in macero, segue, ubbidisce e sarà, un giorno, trionfante.

Io auguro a tutti voi qui presenti, ai giovani soprattutto, che stanno giocando col loro corpo4. Si gioca facilmente col corpo, finché si è in primavera, come si gioca con le piante e con i fiori. Attenti!

Se questo corpo lo conservate col carisma della grazia, ve lo ritroverete glorioso. Magari consumato nella carità e nel lavoro e nella sofferenza. Ma lo ritroverete. Fate questo. Avete risolto il problema della vita. Non andate a cercare l’elisir della vita, dove ci sono sirene che v’ingannano.

Qui, San Rocco, hai fatto la tua predica. E adesso lo veneriamo. Sarai molto più bello, Rocco, ti hanno fasciato questo cranio per non mettere paura ai bambini!

Ci ritroveremo tutti. Ci sarà per Pedemonte, forse, uno sguardo di San Rocco di predilezione. Non ci aspettavamo tanta gente, perché qui di bello da vedere non c’è niente. C’è tutto da pensare, c’è tutto da invocare, c’è tutto da credere e da decidere. La definiamo la devozione a San Rocco?

San Rocco, ti vogliamo in qualche modo imitare, sarai il nostro amico, di qua e di là. Continueremo il discorso.

Sia lodato Gesù Cristo!

 

 

 

1 a venerare: così nel testo.     2 un tantino che sembra più larga: così nel testo.   3 resurretionis: così nel testo per resurrectionis   4 Io auguro a tutti voi qui presenti, ai giovani soprattutto, che stanno giocando col loro corpo: così nel testo.

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