Furto a Calata Cattaneo

 

 

Piccoli Imputati

 Curiosando tra antiche sentenze genovesi

 

FURTO A CALATA CATTANEO

 

(Sentenza dell’8 luglio 1862)

 

PROTAGONISTI

 

Carlo C.

14 anni

fornaio

 

Ditta Commerciale Cabella e C.

 

LUOGO

Porto di Genova - Calata Cattaneo.

 

REATO

Furto

 

DATA

30 Maggio 1862

 

 

 

         La sentenza si riferisce ad un fatto avvenuto il 30 maggio 1862 nel porto di Genova, più precisamente in Calata Cattaneo presso il ponte della Mercanzia (attuale Ponte Embriaco).

         Il protagonista della vicenda è un ragazzo genovese quattordicenne di nome Carlo C. di professione fornaio, il quale quel giorno ed in quel luogo aveva avuto la bella pensata di asportare e rubare una sbarra di ferro, esposta insieme ad altre “alla pubblica fede”, del peso di cinque chilogrammi e del valore di lire tre, a danno della ditta commerciale Cabella e C.; all’atto di svolgere materialmente tale operazione, egli veniva notato dalla Guardie di Sicurezza Pubblica, trovandosi così “colto in flagranza” di reato, e subito arrestato.

         Il tenore della confessione dello stesso ragazzo, nonché della deposizione delle Guardie, inducevano il Tribunale del circondario di Genova a ritenere accertato il reato; ne conseguiva in data 8 luglio 1862 il pronunciamento, “in nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele II per grazia di Dio e volontà della Nazione re d’Italia”, di condanna di Carlo C. alla “ pena di due mesi di carcere a datare dal giorno del di lui arresto, ed alle spese del processo, ed a restituire, anche nonostante appello, la barra di ferro alla ditta Cabella, previa promessa di rappresentarla in caso di richiesta”.

         Nella commisurazione della pena il Tribunale ha valutato la giovane età del ragazzo: in quanto compresa tra i quattordici e i diciotto anni, la pena è stata ridotta sulla base delle disposizioni del Codice Penale. Per inciso, si rileva che l’età risulta non da un certificato anagrafico rilasciato dal Comune o da altro ente pubblico, ma da una “fede di battesimo” (ovvero dal certificato di battesimo) prodotta in udienza; in quel periodo, infatti, a norma del Regolamento per la tenuta dei registri destinati ad accertare lo stato civile approvato dal Re di Sardegna Carlo Alberto con le Regie Patenti del 20 giugno 1837, si applicavano agli usi dello stato civile i registri di Battesimo tenuti nelle parrocchie: essi avevano così una valenza non solo religiosa, ma anche civile1.

         Tornando alla vicenda in oggetto, se il fatto in sé appare ben descritto e definito, non appare invece chiaro il motivo che ha spinto Carlo C. a compiere l’atto per il quale è stato condannato: considerata l’età del reo, potrebbe anche trattarsi di quella che oggi chiameremmo una “ragazzata” o una “bravata” ; in effetti, sembra difficile ritenere che Carlo C. avesse voluto rubare la sbarra, del valore di tre lire come detto, con il preciso intento di trarre un diretto profitto o di danneggiare la ditta commerciale Cabella e C.

         Peraltro, dalla sentenza in oggetto non risulta il coinvolgimento di altri ragazzi; si tratterebbe quindi di un gesto isolato, compiuto da un singolo e non da una banda di ragazzini scalmanati (in ipotesi, Carlo C. potrebbe essere stato l’unico ad essere colto in flagrante con la pesante sbarra di ferro in mano, mentre altri ragazzi potrebbero essere scappati e sfuggiti alle Guardie: nulla però di quanto affermato nella sentenza supporta questa tesi).

         Si rileva inoltre che nella fattispecie la macchina della giustizia ha funzionato con particolare severità e celerità: come si evince dalla sentenza, infatti, Carlo C. risulta detenuto dal 30 maggio, vale a dire dal giorno stesso della commissione del reato, mentre la sentenza è stata o pronunciata come detto l’8 luglio 1862, a distanza solamente di due mesi e dieci giorni dal fatto.

         Il ragazzo quindi è stato privato della libertà immediatamente dopo essere stato sorpreso ad asportare la pesante sbarra di ferro: per la nostra mentalità, si tratta di un provvedimento particolarmente duro.

 

 

1 A questo proposito cfr. www.archivioparrocchialepedemonte.it/i-documenti/nascite-1838-1865.html

 

 

 

Fonte:

Archivio di Stato di Genova, Sentenze del Tribunale Penale di Genova, 1

 

 

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